Filosofia. Il silenzio certosino al centro di un convegno a Serra San Bruno
Nella giornata di sabato scorso, presso le sale del Museo della Certosa di Serra San Bruno, gentilmente concesso dai padri Certosini, si è tenuta la 2ª tappa dell’“Itinerario eco-filosofico nel Mediterraneo” organizzato dall’Associazione Culturale “Ritrovarsi nell’Archetipo”, diretta da Piera Angela Cutrì.
È stato proposto il tema “Il silenzio certosino. Percorsi filosofici” al Prof. Luca Parisoli, docente di Storia della filosofia antica e medievale presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Unical: Luca Parisoli ha quindi coordinato la struttura scientifica della giornata, invitando tra gli altri due suoi dottorandi ad intervenire.
L’incontro, moderato dal Prof. Vito Teti (antropologo e docente presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Unical) e dal Prof. Tonino Ceravolo (esperto di storia certosina, Deputazione di Storia patria per la Calabria), è stato aperto dalla relazione di Crispino Sanfilippo (dottorando della Pontificia Università Antonianum) su “Il silenzio e la preghiera tra neoplatonismo e cristianesimo”, che ha offerto un’interpretazione simbolica del silenzio come ciò che costituisce un mezzo che si interpone tra due parti che tendono a collegarsi: l’uomo e Dio.
Il Prof. Benedetto Clausi (docente Dipartimento di Studi umanistici dell’Unical) ha parlato del Silenzio e contemptus mundi: alle radici del pensiero ascetico cristiano, e ha sottolineato il ruolo del silenzio nella costruzione ascetica e nella spiritualità monastica del IV-V secolo con specifico riferimento all’ambiente gallico.
Il prof. Luca Parisoli ha proposto L'ultima solitudo come caratteristica della persona nella Scolastica e ha indicato che un possibile fondamento ontologico del silenzio e dell'associata solitudine sia nella filosofia di Duns Scoto. In tale contesto non è in questione la prassi del silenzio, ma l'ontologia del silenzio.
Ha poi preso come testo esemplare dei passaggi del cardinal Brancati, in cui i rischi del silenzio sono in fondo quelli di una mancanza di possibilità di controllo sociale da parte dello strumento chiave della Chiesa medievale, ossia il diritto. Questo apre un altro problema filosofico, ossia quello della possibilità del linguaggio privato. Nel XX secolo Wittgenstein ha sostenuto che non può darsi linguaggio privato, ma anche nella Scolastica il problema è ampiamente discusso interrogandosi sulla natura, privata o pubblica, della comunicazione angelica.
Nella sessione pomeridiana, il Prof. Antonio Martino (docente dell’Istituto Teologico Cosentino) trattando de Il ritiro mistico come incontro della volontà divina e umana ha evidenziato la differenza classica tra due tipi di mistica (Gregorio di Nissa e Evagrio Pontico) per giungere a San Bruno attraverso un confronto con l'interpretazione psicoanalitica del ritiro mistico tra Freud e Rolland.
Infine, il dott. Angelo Michele Mazza (dottorando della Pontificia Università Antonianum) ne “La solitudine come condizione della ricerca filosofica”, ha considerato il De vita et fine solitarii di Dionigi il Certosino, al pari dell'Itinerario di san Bonaventura, non solo uno scritto di mistica, ma un trattato di metodologia della ricerca filosofica.