Falsi incidenti e auto mutilazioni: così truffavano le assicurazioni. 55 indagati

Reggio Calabria Cronaca

Il solito meccanismo dei falsi incidenti. Così avrebbero truffato le assicurazioni denunciando una ventina di sinistri, in realtà risultati inesistenti, e truffando le compagnie per circa 250 mila euro. Fin quando non hanno indagato i carabinieri che oggi hanno denunciato a piede libero la bellezza di 55 persone, per lo più legate tra loro da vincoli di parentela


Truffa, danneggiamento fraudolento di beni assicurati ma, anche, l’auto mutilazione. Queste le accuse di cui dovranno rispondere tutti i coinvolti nell’operazione portata a termine dai militari di Platì, nel reggino, che sono certi di aver smascherato un giro di finti incidenti per frodare, appunto, le compagnie assicurative.

L’indagine è partita da una delega del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Molfetta, nel barese, che aveva sottoposto alla Procura di Catanzaro una denuncia-querela sporta contro ignoti dal titolare di un’azienda di autodemolizione e relativa ad una falsa attestazione di fatture per un incidente stradale che, in realtà, non sarebbe mai avvenuto.

Agli investigatori di Platì è stato affidato il compito di sentire alcuni soggetti ritenuti coinvolti nella vicenda e residenti nella Locride.

Il sinistro in questione era apparso da subito sospetto: indagando si è così scoperto che, dal luglio 2011 all’agosto 2013, erano stati denunciati ben diciassette incidenti, tutti a carico della stessa persone a cui era intestata, ovviamente, la polizza assicurativa, e durante i quali non era mai intervenuta alcuna forza di polizia per effettuare i rilievi; dunque, le parti presumibilmente coinvolte avevano redatto la cosiddetta “constatazione amichevole”.

Elemento che ha insospettito gli investigatori che hanno voluto vederci chiaro. Sono così partiti accertamenti acquisendo nelle Compagnie Assicurative la documentazione necessaria ma anche i dati in possesso degli Uffici Antifrode delle stesse aziende; si è indagato poi sui soggetti coinvolti raccogliendo anche la denuncia querela dalle diverse società assicurative che si ritenevano truffate.

Fatta sintesi di tutti gli elementi gli inquirenti si dicono certi di aver scoperto un “sistema” che avrebbe visto coinvolte nei finti incidenti le persone che conducevano i veicoli, che avrebbero avuto una responsabilità principale; quelle al volante o a bordo dei mezzi di controparte, così come i testimoni che dichiaravano di aver assistito al sinistro.

Le richieste di risarcimento erano, poi, le più svariate e talvolta sospette. Gli indagati, ad esempio, avrebbero dichiarato di essere rimasti coinvolti in tamponamenti o in investimenti di pedoni, avvenuti in epoca passata; poi avrebbero danneggiato personalmente le loro autovetture, sostituendone le parti integre con pezzi rotti così da far apparire compatibili i danni durante le perizie; avrebbero dichiarato, falsamente, di aver subito delle lesioni; avrebbero precostituito delle dichiarazioni mendaci da rendere davanti all’Autorità Giudiziaria e ideato più incidenti con la stessa autovettura, effettuando poi vari passaggi di proprietà ed immatricolazioni (utilizzando nella maggior parte dei casi documentazione contraffatta o alterata) e il tutto prima che i veicoli fossero periziati dalle assicurazioni.

In tutto ciò si sarebbero avvalsi anche della compiacenza di legali per pre-costituire la documentazione da produrre alle compagnie insieme alle richieste risarcitorie.

Nel corso delle indagini è stata analizzata la documentazione di oltre 20 sinistri considerati artefatti e sentite come testimoni circa 70 persone. Numerose sono le incongruenze emerse: da alcune richieste emergerebbero circostanze ritenute “inverosimili” nelle quali - sempre secondo gli investigatori - sarebbero state comunicate, ad esempio, le generalità dei testimoni “all’occorrenza” o di aver investito dei propri familiari.

Si è pertanto accerto, nel complesso, un danno alle Compagnie assicurative – che venutene a conoscenza hanno presentato oltre 30 querele sospendendo anche l’erogazione di denaro a titolo risarcitorio – che ammonta a circa 250 mila euro.