Rai, Slc Cgil: “Malessere nella sede di Cosenza. Direzione incapace di dare risposte”
Il clima di incertezza che aleggia sui vertici nazionali della rai si ripercuote ormai da tempo anche nelle sede regionali dell'azienda, chiamate da tempo a sopportare uno stato di malessere sempre più diffuso. L'esempio di quella calabrese, con sede a Cosenza, è evidente. Da tempo le organizzazioni sindacali denunciano l'insostenibilità di una situazione che va oltre ogni possibile e immaginabile limite.
«Le responsabilità di tale stato di cose - sostiene la segreteria regionale delle Slc Cgil Calabria - sono da addebitare alla direzione di sede, incapace di dare risposte alle esigenze dei lavoratori e immobile nel ripristinare un minimo rapporto con le organizzazioni sindacali. La sede Rai della Calabria è in totale abbandono, i temi di maggiore interesse attendono da tempo serie risposte. La produzione di sede, distintasi per anni e fiore all'occhiello dell'azienda, lotta per sopravvivere a fronte della cecità di una direzione che non ne comprende il valore. Non ci sono risposte sui temi più importanti – aggiunge - quali l'adeguamento tecnologico del mezzo satellitare in dotazione (Ita 91) ancora in qualità SD, la dotazione, e utilizzo, dello zainetto e della stazione di montaggio Edius, del drone promesso e mai arrivato, per non parlare della valorizzazione del personale tutto, a cui viene depredato il lavoro per un accentramento romano di cui non si capiscono le finalità».
«Discorso a parte - continua la segreteria - meritano le questioni relative al personale di produzione e al corretto utilizzo dello stesso. La sede calabrese è l'unica realtà territoriale senza il quarto coordinatore tecnico in esercizio, e non si provvede al reintegro delle diverse unità andate in pensione, con un aggravio di compiti sul personale esistente. Le professionalità interne, richieste più volte per i grandi eventi a livello internazionale, sono bloccate il più delle volte da una direzione votata alla tutela del piccolo orticello locale, a fronte delle legittime aspirazioni di un personale che non chiede altro che il riconoscimento e la professionalità in anni dimostrate. Ultimo tassello di una politica di basso livello del medesimo direttore, la decisione di lasciare sguarnito il sito di Reggio Calabria. Per alcuni anni si è registrata la presenza costante di un tecnico Rai (talvolta anche quando i redattori erano in ferie). La risoluzione attuale, ora che i giornalisti a Reggio sono in numero maggiore, è stata quella di lasciare tutta la produzione in mano agli appalti e al proliferare di costi non giustificati o giustificabili».
«Come sindacato chiediamo - chiosa la Slc Cgil Calabria - ai vertici aziendali, alle istituzioni calabresi un intervento mirato affinché la sede regione ritorni ai fasti di un tempo, con le proprie professionalità con l’adeguamento del parco tecnologico e mantenendo lo stato di occupazione con nuove assunzioni di personale. In una regione dove il lavoro è precario la Rai non può permettersi di dare un segno di cedimento occupazionale. Pertanto – conclude - rilanciamo la vertenza messa in campo per lo sviluppo della sede Rai calabrese, affinché possano essere fatti passi in avanti per l'occupazione e la valorizzazione di tutte le professionalità che vi esercitano, partendo dal sostegno convinto di ogni azione di lotta per la tutela di ogni singolo lavoratore».