Traffico di droga e armi tra Italia e Germania, 20 arresti: anche un crotonese

Crotone Cronaca

C’è anche un crotonese, Rosario Salvatore Iuliano di Isola Capo Rizzuto, che si trovava in Italia per il matrimonio del figlio, tra i destinatari di uno dei due mandati di arresto europeo emessi dalla Dda di Palermo nell’ambito di un’indagine che ha portato ieri all’esecuzione di ben 20 arresti, tra il nostro Paese e la Germania, oltre che al sequestro di beni per 4 milioni di euro, colpendo quella che gli inquirenti ritengono un’organizzazione transnazionale attiva nel traffico di droga e armi.

Si tratta di una vasta operazione, di respiro europeo, denominata “Meltemi” e coordinata dalle autorità giudiziarie di Palermo e Costanza (in Germania) e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria siciliana e dalla Polizia Criminale del Baden-Württemberg.

I Gico di Palermo e la Kriminalpolizeidirektion di Rottweil, avrebbero così disarticolato un’agguerrita organizzazione - che si ritiene capeggiata da un imprenditore palermitano pluripregiudicato, Placido Anello (52 anni), con interessi economici nel settore della ristorazione a Villingen (Germania) - composta tra l’altro da pregiudicati per gravi reati e fortemente attiva nel traffico di stupefacenti di ogni genere e nella commissione di reati di natura violenta.

LA GENESI DELLE INDAGINI

La collaborazione investigativa ha preso spunto dal sequestro, avvenuto il 14 giugno del 2016 nel porto di Palermo, di una pistola “Smith & Wesson 357 Magnum” trovata in possesso di Massimiliano Bellavia (43 anni), appena sceso dal traghetto proveniente da Genova e immediatamente arrestato.

A partire da quel momento, si è realizzato uno stretto coordinamento fra le Procure di Palermo e Costanza, che si è concretizzato in uno scambio di informazioni “diretto” e “in tempo reale” tra investigatori italiani e tedeschi, quest’ultimo agevolato dall’azione svolta dal II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza.

Si sarebbe così verificata l’attività di alcune persone nel campo degli stupefacenti e procedere a sequestri di droga, sia in Italia che in Germania; inoltre, si sarebbe fatta chiarezza sul movente di un grave atto di violenza compiuto in Germania contro un locale di proprietà di un italiano.

LA MAPPA DEI TRAFFICI DI DROGA

Gli investigatori ritengono così di aver delineato una mappa dei traffici di droga tra i due Paesi e di aver individuato, man mano, ruoli e compiti dei presunti partecipi, fra i quali spicca Benito Amodeo, considerato come il “corriere di droga” dell’organizzazione, fermato a Messina nel dicembre 2016 mentre realizzava due ravvicinati trasporti di stupefacente in Sicilia, di cui uno relativo ad un chilo di cocaina, che sarebbe dovuta andare a Giacomo Principato Trosso (34) originario di Capizzi (Messina), e l’altro relativo a 18 kg di marijuana, destinati invece a Felice Formisano (46) di Palermo.

Nel contempo, la Kriminalpolizeidirektion di Rottweil, grazie agli elementi emersi nelle indagini eseguite dal Gico, sarebbe riuscita a ricostruire numerosi episodi di compravendita di partite di droga, di cui sarebbero stati responsabili dei cittadini italiani che vivevano in Germania.

Alla luce dei fatti accertati, la Polizia criminale tedesca ha così arrestato 15 soggetti e ha eseguito una trentina di perquisizioni, nel corso delle quali, con l’impiego di circa 300 poliziotti e la partecipazione di un ufficiale e di quattro finanzieri del Gico, sono stati ritrovati e sequestrati banconote per oltre 60 mila euro, due pistole (una semiautomatica e un revolver), due lanciarazzi, diverse armi da taglio, una piantagione indoor di cannabis indica e 12,5 kg di marijuana, oltre a sei auto, due terreni e merci del valore di oltre 145 mila euro.

IN SETTIMANA AI SERVIZI SOCIALI, WEEKEND AL SOLDO DELL’ORGANIZZAZIONE

Contestualmente, le Fiamme Gialle palermitane hanno eseguito tra Sicilia e Calabria, tre fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Benito Amodeo, Giacomo Principato Trosso e Felice Formisano e i due mandati di arresto europeo, nei confronti appunto di Iuliano e di Antonino Lo Grande, di Leonforte (Enna), che faceva il pendolare fra l’Italia, dove scontava un residuo di pena ai servizi sociali fino al giovedì, e la Germania, dove durante il weekend si sarebbe messo a disposizione dell’organizzazione criminale.

NULLATENENTE CON BENI E CASE DI LUSSO

Accanto alle attività volte a disarticolare l’apparato militare dell’organizzazione, sono state condotte delle indagini patrimoniali che avrebbero permesso di accertare una sperequazione fra i redditi leciti del nucleo familiare di Anello e la sua ricchezza reale.

Gli investigatori sostengono tra l’altro come, al momento dell’emigrazione in Germania, Anello non avesse le risorse economiche necessarie per avviare alcuna attività imprenditoriale e che lo stesso avrebbe continuato a mantenere saldi rapporti, anche di natura economica, con il territorio palermitano, dove avrebbe investito attraverso dei “prestanome” disponendo di beni e dimore di lusso.

Per questo il Gigo ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza “per sproporzione” dei beni immobili e delle disponibilità finanziarie possedute da Placido Anello in Italia, rappresentate da circa 40 mila euro in contanti, conti correnti, nove terreni, sei villini di cui uno di assoluto pregio, due magazzini, dieci appartamenti, realizzati abusivamente e poi sanati.