Coca e marijuana ai clienti friulani, al centro del business un’anonima cameriera calabrese

Reggio Calabria Cronaca

Si muovevano tra Udine e la Calabria, smerciando droga di primissima qualità in un territorio che non definivano “tranquillo” e, nonostante alcuni fermi subiti, progettavano anche l’acquisto di un ingente carico di cocaina da Panama, attraverso una società di spedizioni marittime costituita ad hoc. Ma le loro mosse ed i loro progetti non sono passati inosservati agli occhi dei Finanzieri di Udine che stamani, dopo un anno di indagini, li hanno tratti in arresto.


Una donna, Stella A., di 51 anni, originaria della provincia di Reggio Calabria, suo fratello, Antonino, di 48 anni, residente a Gioia Tauro e pregiudicato per gravi reati, anche di criminalità organizzata, ed il compagno della 51enne, Elvio D.F., friulano di 70 anni: tutti e tre, all’alba di oggi, sono finiti nelle case circondariali di Udine e Palmi su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari del capoluogo friuliano mentre le abitazioni di tutti i coinvolti sono state accuratamente perquisite..

Questo l’esito delle indagini eseguite dalle Fiamme Gialle di Udine e partite dall’arresto di uno dei “cavalli” di Stella A. – un friulano di 40 anni – che lo scorso ottobre è stato trovato con 340 grammi di marijuana e 51 di cocaina. Secondo gli inquirenti gli sarebbero stati affidati “in conto acquisto” dalla donna che, però, non appena perse le tracce dell’uomo, aveva iniziato a cercarlo ovunque - lasciandogli anche messaggi minatori - per rientrare dalla rilevante esposizione che, a sua volta, aveva maturato con i suoi fornitori.

Le attenzioni riservatele dagli investigatori ne avevano permesso l’identificazione come un’anonima lavoratrice stagionale nel settore della ristorazione, giunta in Friuli da pochi anni ed affettivamente legata ad un anziano friulano dal passato avventuroso.

Attorno a lei, però, era subito emerso un intenso viavai di persone, gran parte delle quali attive nel suo stesso settore e che, per suo conto, compravano e spacciavano droga ad una vasta clientela locale.

I militari avevano infatti piazzato telecamere e microfoni in casa della 51enne immortalando in due occasioni i cosiddetti “cavalli” e di arrestarli per il possesso, con l’evidente finalità di spaccio, di 73 grammi di marijuana.

DAGLI ORDINI ALLA CONSEGNA UN SISTEMA BEN CONGEGNATO

Il meccanismo con cui la droga veniva introdotta in Friuli era ben congegnato. Stella raccoglieva gli ordini dai suoi “distributori”, fissava il prezzo e, quindi, attivava in Calabria il fratello Antonino che, a sua volta, grazie ai contatti con la criminalità locale, riusciva a procurarsi cocaina ed “erba” di ottima qualità.

Non appena pronto il carico, la donna partiva da Udine in treno o in aereo, raggiungeva il fratello, gli consegnava parte dei soldi necessari all’acquisto della droga – anticipatale da Elvio D.F., risultato il finanziatore dell’attività - riservandosi di saldarne il resto non appena smerciatala sulla piazza friulana.

Ritirato il tutto, nella stessa giornata, ritornava a casa ma esclusivamente con autobus di linea, così da non rischiare di incappare, in aeroporto, nei frequenti controlli antidroga delle unità cinofile della Guardia di Finanza. Una volta a Udine, poi, per evitare sorprese, nascondeva lo stupefacente “migliore” in casa del compagno mentre l’erba veniva conservata nel suo frigorifero.

Approfittando della assenza dei due, che erano in viaggio uno a Panama e l’altra in Calabria, i militari erano entrati in casa dell’anziano installandovi dei nuovi apparati audio e video. In quell’occasione, cercando i posti più idonei dove piazzare i dispositivi, avevano già scoperto e sequestrato 476 grammi di cocaina purissima ed un fucile di fabbricazione russa con 29 munizioni, carico e pronto al fuoco.

Stella, una volta rientrata a casa aveva così dovuto denunciare l’intrusione in casa e in attesa del ritorno del compagno, aveva sollecitato tutti i suoi “cavalli” perché le restituissero subito quanto dovutole per poter, a sua volta, saldare i fornitori della droga scomparsa che, in Calabria, e nel frattempo, pretendevano dal fratello Antonino l’immediato pagamento del debito.

IL “COLPO GROSSO” PER PAGARE I FORNITORI

A quel punto, per risollevarsi finanziariamente e tentare il colpo grosso, Elvio, da poco tornato da Panama – dove aveva perfezionato l’apertura di una società di spedizioni marittime -, era andato in Calabria, su indicazione di Antonino, e aveva incontrato alcune persone, assieme alle quali aveva progettato la spedizione, tramite la sua compagnia, di un “container di droga”, del quale avrebbe potuto trattenere non meno di 12 kg di cocaina purissima che, a fronte di un investimento di 500 mila euro, gliene avrebbe potuto fruttare minimo due milioni e mezzo.

Gli inquirenti definiscono “originale” il profilo del 70enne: si tratta infatti di un ex appartenente alla Legione Straniera, poi militare dei corpi d’elite francesi, quindi operatore tecnico per un’azienda di costruzioni; nel 2006 era stato vittima di un attentato terroristico di Al Qaeda in Marocco subendo delle gravi lesioni che ne avevano ridotto le capacità motorie.

“Conservando, però, intatte lucidità e razionalità” spiegano gli investigatori, aveva poi impegnato parte dell’ingente capitale riscosso con l’assicurazione nell’acquisto di droga dalla Calabria e nella predisposizione dell’operazione di introduzione dell’ingente carico da Panama.

GLI ALTRI INDAGATI

Gli altri indagati coinvolti nell’attività e oggi perquisiti sono V.H.D., 28enne laziale; F.G., 24enne friulano e M.D., 44enne emiliano. L’indagine ha permesso nel complesso di sequestrare 521 grammi di cocaina, 1,5 di Marijuana, un grammo di hashish e di un fucile con 29 cartucce. Sette invece le persone denunciate tra cui tre arrestati in flagranza e finiti in carcere.

La droga immessa in consumo dal gruppo, ricostruita dalle intercettazioni effettuate supera i 3,3 kg di marijuana ed i 2 di cocaina.