I “signorotti” della Marina tra droga, armi e “summit” di mafia: 17 arresti
Una vera e propria “signoria” imposta sul territorio, in particolare nelle aree del lungomare e del rione marina della popolosa cittadina di Gioia Tauro, nel reggino.
Un controllo imposto dalla ‘ndrina dei De Maio-Brandimarte, cresciuta e potenziatasi negli ultimi anni a seguito di una serie di vicende criminali che l’hanno portata a conquistarsi un riconoscimento di autonomia dopo la rottura nell’originaria cosca Piromalli-Molè.
Su questa hanno indagato negli ultimi quattro anni, ovvero dal 2017 ad oggi, gli investigatori del commissariato di polizia cittadino e della squadra mobile del capoluogo che questa mattina hanno fatto confluire le risultanze della loro lunga attività nell’operazione “Joy’s Seaside” (QUI).
All’alba di stamani, quindi, quasi duecento agenti hanno dato esecuzione ad un ordine di arresto emesso dalla Dda locale a carico di 19 persone - delle quali due risultano ancora ricercate e che per la maggior parte sono finite tra le sbarre - oltre che a una serie di perquisizioni domiciliari effettuate a carico dei coinvolti nell’inchiesta.
Il personaggio-chiave e punto di partenza delle investigazioni si è rivelato il 64enne boss dell’omonimo gruppo mafioso, finito anch’egli in arresto, e ritenuto soggetto di estrema pericolosità sociale, gravato da numerosi precedenti.
L’uomo è ritenuto elemento di spicco delle ‘ndrine federate, in nome e per conto delle quali avrebbe sempre operato, e particolarmente attivo a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, quando le guerre di mafia seminavano il terrore nelle strade dei principali centri della Piana.
L’ENCLAVE DEL GRUPPO MAFIOSO
L’attività di oggi, quindi, mira a dimostrare l’esistenza di due gruppi: un’associazione mafiosa vera e propria, le cui condotte “tipiche” sono state contestate all’establishment di un sodalizio criminale ben più ampio - altrettanto pericoloso, numeroso ed efficientissimo - che a sua volta avrebbe dimostrato il controllo di una interconnessa associazione finalizzata al narcotraffico e al compimento di altri gravi reati che, durante le investigazioni, sono stati accertati con riscontri probatori ritenuti “obiettivi e solidi”.
Come accennavamo l’attenzione degli inquirenti si è quindi concentrata sul Rione Marina ed il Lungomare gioiese che sono stati costantemente monitorati per oltre due anni, permettendo così di ricostruire l'organigramma della 'ndrina dei De Maio-Brandimarte.
Gli inquirenti sostengono così che le due aree della cittadina siano state elette a “quartier generale” ed “enclave” del gruppo mafioso, essendo luoghi “ideali per intrattenere incontri riservati” tra gli appartenenti alla ‘ndrina, o per ricevere boss, gregari e personaggi di rilievo di altre cosche di ‘ndrangheta, anche in pieno giorno, approfittando della protezione ottenuta anche grazie alla tacita connivenza, o paura, dei residenti.
I SUMMIT NEL CHIOSCO DI BIBITE
In particolare, presso il chiosco di rivendita di bibite ed alimenti della famiglia De Maio - che si trova nelle adiacenze del Pontile del Lungomare di Gioia Tauro - sono stati documentati, grazie alle video-riprese, veri e propri summit.
Nel corso delle “riunioni” si sarebbe così discusso o organizzata per la gestione del narcotraffico sul territorio, rivelatasi la principale fonte di reddito della consorteria; ma anche della spartizione dei territori, così come della risoluzione delle problematiche nei rapporti interpersonali tra appartenenti allo stesso schieramento, o di quelli con altre ‘ndrine della zona.
Durante gli incontri, poi, le conversazioni si svolgevano riservatamente, spesso sottovoce e con fare circospetto: elementi questi che secondo gli investigatori testimonierebbero un “alto livello di organizzazione” raggiunto dai De Maio-Brandimarte, che avevano la disponibilità di un quantitativo elevato di armi e che trafficava stabilmente nel settore degli stupefacenti, trattando cocaina, hashish e cannabis sativa.
IL RICONOSCIMENTO DEI CLAN STORICI
Nei siti d’incontro sul lungomare e della Marina, i presunti esponenti della ‘ndrina ricevevano gli appartenenti ad altre cosche della Piana, certificando, così, il riconoscimento di quest’ultima da parte dei clan storici: ovvero gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola ed i Bellocco di Rosarno, tanto che tutti avrebbero inviato i propri emissari a Gioia Tauro. Nel corso delle indagini i poliziotti del Commissariato cittadino hanno così arrestato in flagranza 16 delle persone indagate (14 finite in carcere e due ai domiciliari), sequestrando anche cospicui quantitativi di droga ed armi.
I reati contestati sono, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, del tipo cocaina, hashish e cannabis sativa, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione ed altri reati.
GLI ARRESTATI
Sono quindi finiti in carcere: Pasquale De Maio, 63 anni, nato a Gioia Tauro; Gaetano De Maio, 37 anni, nato a Gioia Tauro; Vincenzo De Maio, 41 anni, nato a Gioia Tauro; Alessandro Cutrì, 35 anni, nato a Gioia Tauro; Antonio Bradimarte, 58 anni, nato a Gioia Tauro; Antonio Martino Caccamo, 27 anni, nato a Polistena.
Inoltre, Cesare Cento, 52 anni, nato a Gioia Tauro; Francesco Fondacaro, 40 anni, nato a Gioia Tauro; A.G., 47 anni, nato a Taurianova; Luigi Ianni, 57 anni, nato a Gioia Tauro; Mario Maiolo, 33 anni, nato a Gioia Tauro; Luca Martinone, 30 anni, nato a Scilla
Infine, Gaetano Modaffari, 43 anni, nato a Gioia Tauro; Vincenzo Pochì, 38 anni, nato a Gioia Tauro; Giuseppe Sansotta, 41 anni, nato a Gioia Tauro; Cosma Sposato, 24 anni, nato a Cinquefrondi; Rocco Sposato, 24 anni, nato a Cinquefrondi3.
Ai domiciliari, invece, C.D.M., 42 anni, nata a Gioia Tauro e Giuseppe Cento, 71, nato a Taurianova.