I limiti dell’Europa di Maastricht, se n’è parlato con lo studioso Luciano Delfino
Promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos in uno con la Sezione reggina di Federproprietà si è svolto un incontro sul tema della necessità di un processo di disambiguazione per l’Europa di Maastricht con relatore Luciano Maria Delfino.
La conversazione dello studioso ha concluso il trittico degli incontri scientifici da lui curati e che hanno riguardato le tematiche del Bail in, il fenomeno della Brexit e la rilevazione dei limiti strutturali dell’Europa di Maastricht, ponendosi come espressione di sintesi di un momento culturale complesso e di raffinata ermeneusi, soprattutto alla luce della situazione congiunturale che si è determinata dopo i recenti esiti elettorali in Francia e Regno Unito.
Il tema ha rappresentato la conclusione ragionata di un percorso di rilevazione interpretativa che il giurista ha incentrato ed articolato sui livelli di interesse che hanno costituito il fil rouge, il sottofondo comune all’esperienza ermeneutica condotta, ossia: la moneta unica; il recupero della sovranità del nostro Paese vulnerata dalla modifica dell’art. 117 della Carta Costituzionale votato dal Parlamento italiano nel 2001; l’incidenza reale sulla struttura dell’UE dei risultati delle recenti elezioni presidenziali in Francia e dell’ultimo turno elettorale nel Regno Unito; la necessità, di eliminare le non fisiologiche ambiguità che impediscono la costruzione di una vera Europa dei popoli, altra e diversa dall’attuale e la valutazione concreta della possibilità tecnica di una Italia fuori dall’Euro.
Delfino ha evidenziato come l’attuale moneta unica, la cui specificità è stata desunta non dal TUE del 1992, ma impropriamente dal Regolamento n°1466/97, “ha capovolto di fatto – attraverso l’assurda perentorietà dell’obbligo della parità di bilancio – il fisiologico rapporto secondo il quale è la moneta a doversi adeguare alla realtà e non già come avviene con l’euro la realtà ad adeguarsi alla moneta, violentato il consolidato assioma secondo il quale nel caso di economie che progrediscono a velocità differenti devono necessariamente sussistere valute differenti, atteso che i cambi fissi possono funzionare soltanto tra economie che viaggiano allineate o in presenza di sistemi fiscali uguali e sistemi politici in grado di redistribuire ricchezza”.
Il che non è nella situazione dell’attuale UE. “Al difetto congenito della moneta unica – ha spiegato - si aggiunge la soffocante presenza in Europa di una insopportabile eurocrazia il cui fine ultimo è quello di erodere ai vari Stati, eccezion fatta per la Germania, quote di sovranità pezzo per pezzo senza che i relativi popoli se ne accorgano. Risultano così traditi i Trattati di Roma ossia il grande sogno di un’Europa tesa a realizzare un vero e proprio modello confederale con una compromissione minima delle sovranità nazionali i cui valori simbolici, invece, con il Trattato di Maastricht sono stati ridotti a mere equivalenze da non tenere in alcuna considerazione”.
Lo studioso ha poi evidenziato la necessità di recuperare per il nostro Paese la sovranità nazionale perduta con la riforma costituzionale del 2001 attraverso la proposta Tremonti, che di recente ha suggerito di aggiungere all’art. 11 della Carta un comma che disponga che i Trattati e gli altri atti dell’UE siano applicabili bell’ordinamento interno solo in quanto compatibili con i nostri principi costituzionali.
Delfino ha ancora evidenziato come l’elezione di Macron in Francia “non sarà foriera di apportare alcuna novità di sostanza all’attuale quadro della UE saldamente incentrato sullo strapotere tedesco”. Infine ha posto nel dovuto risalto come a seguito dell’irreversibile avvio del processo di uscita del Regno Unito dall’UE, sarebbe il caso per l’Italia e per tutti i Paesi dell’Europa mediterranea – “qualora l’attuale assetto germano-centrico non intenda procedere ad una profonda rinconsiderazione della propria posizione egemonica attraverso una revisione concreta e funzionale degli attuali Trattati europei - di pensare ad un abbandono ordinato dall’euro atteso che gli effetti svalutativi ad essa fuoriuscita riconnessi che comunque comporteranno dei consistenti sacrifici stimati temporalmente in ragione di non più di quinquennio permetteranno comunque ai Paesi in uscita di riappropriarsi di tutte le leve della politica economica e fiscale e quindi agli stessi Paesi di realizzare finalmente proprie politiche espansive di bilancio al commendevole fine di costruire le premesse pe una reale crescita economica”.
In apertura i saluti di Stefano Iorfida, Presidente di Anassilaos e di Aldo De Caridi, responsabile provinciale di Federproprietà di Reggio Calabria.