Le frodi creditizie non vanno in vacanza: in Calabria quasi 1.300 casi nel 2016
Sono stati 1277 casi i casi di frodi creditizie in Calabria. È emerso dai dati dell’Osservatorio sui Furti d’Identità e le Frodi Creditizie, realizzato da CRIF e giunto alla 24 edizione, nell’ultimo aggiornamento stima che nell’intero anno 2016 i casi di frode creditizia o emissione di cambiali e assegni a nome altrui perpetrati mediante furto di identità siano stati più di 26.100, con una perdita economica che supera i 152 milioni di Euro. Il dato, in ulteriore crescita a fronte dei circa 25.300 casi rilevati nel corso dell’anno precedente, conferma un fenomeno in costante espansione.
Così in Calabria, nel corso del 2016 sono stati rilevati 1.277 casi (+7,0% rispetto all’anno precedente). Rapportando il numero delle frodi sui volumi di credito erogato emergono variazioni significative nel ranking regionale e in particolare la Calabria scala la classifica passando dalla nona posizione alla prima. Il maggior numero di frodi è stato registrato nella provincia di Cosenza, con 451 casi che la portano ad occupare la 11 posizione nel ranking nazionale, seguita da Reggio Calabria, con 369 casi (15 posizione assoluta). Vibo Valentia è invece la provincia calabrese meno colpita da questo fenomeno criminale, comunque con 113 casi registrati nel 2016.
Cosenza è anche la provincia ad fatto segnare anche la crescita più sostenuta in regione con un +39,8% rispetto al 2015. Forte incremento dei casi anche a Vibo Valentia (+22,6%).
Lo studio di CRIF evidenzia che la maggioranza delle vittime sono uomini (nel 64,3% dei casi per la precisione) mentre relativamente alla distribuzione delle frodi per classi di età, quella in cui si rileva il maggior numero di casi risulta essere ancora una volta quella compresa tra i 41 e i 50 anni, con il 26,3% del totale. Il maggior peso delle classi più mature trova spiegazione nella tendenza da parte dei frodatori a individuare vittime che si caratterizzano per stabilità reddituale, una storia creditizia consolidata ed elevata propensione agli acquisti di beni durevoli. Da sottolineare, però, come la fascia di età nella quale si rileva il maggior incremento sia quella degli under 30 (+11,3%) a dimostrazione che, rispetto a quanto si potrebbe pensare, i giovani spesso si caratterizzano per abitudini poco prudenti e una ridotta attenzione verso comportamenti virtuosi che potrebbero contribuire a ridurre il rischio di subire un furto d’identità finalizzato a realizzare una frode.
Dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio di CRIF emerge che il prestito finalizzato continua ad essere di gran lunga la tipologia di prodotto di credito maggiormente colpito: il 64,27% dei casi, infatti, riguarda questa forma tecnica. In linea con il trend degli ultimi anni, si registra un aumento significativo per le frodi perpetrate sulle carte di credito (+79%), che arrivano a spiegare il 18,5% dei casi totali.
Nell’ambito dei prestiti finalizzati, il 39,8% dei casi di frode creditizia rilevati nel corso dell’ultimo anno ha avuto per oggetto l’acquisto di elettrodomestici; una quota rilevante ha riguardato anche i comparti auto-moto (12,1%), le spese per la casa immobili e ristrutturazione (10,4%) e l’arredamento (8,9%) e gli articoli di elettronica, informatica e telefonia (6,2%). Rispetto ai volumi di prestiti finalizzati erogati spicca però l’elevata incidenza delle frodi che coinvolgono il settore travel & entertainment e quello delle spese per la casa.
Relativamente alla distribuzione delle frodi per importo, dallo studio CRIF emerge che nel 2016 il 20,9% dei casi ha riguardato un valore inferiore ai 1.500 Euro (con un peso di questa classe in calo del -36,3% rispetto all’anno precedente) ma il 13,5% dei casi ha visto un importo superiore ai 10.000 Euro. Nel complesso, nell’ultimo anno sono cresciuti soprattutto i casi di importo compreso tra 1.500 e 3.000 euro (+57,1%) e quelli tra i 5.000 a 10.000 (+21,4%).
I tempi di scoperta delle frodi nell’ultimo anno sono rimasti pressoché stabili rispetto all’anno precedente, con circa il 50% dei casi che viene rilevato entro i primi 6 mesi. Va però sottolineato come il 19,3% delle frodi venga scoperto addirittura dopo 3 anni o più, con una impennata dei casi di detection superiore ai 5 anni (+26,8%). È evidente che tanto più tempo passa dopo l’evento fraudolento quanto maggiori saranno i disagi che la vittima dovrà sostenere a causa delle crescenti difficoltà nel ricostruire la vicenda e individuare i responsabili.
Tipicamente l’ignara vittima scopre di aver subito una frode nel momento in cui riceve il sollecito da parte di un istituto di credito o di una società di recupero per il pagamento delle rate del finanziamento attraverso il quale sono stati acquistati beni o servizi a suo nome. Risulta però in crescita il numero di soggetti che rilevano la situazione anomala attraverso l’attenta verifica dei propri estratti conto oppure grazie a sistemi di alert che segnalano tempestivamente indebite transazioni o l’accensione di un finanziamento a proprio nome.
Andando a verificare i tempi di scoperta rispetto agli importi, emerge che la maggior parte dei casi scoperti entro i 6 mesi riguardano finanziamenti ‘small ticket’, mentre i casi di frode con importi superiori ai 10.000 Euro spesso comportano tempi di scoperta più lunghi (nel 55% oltre 5 anni) a dimostrare una maggiore sofisticazione delle tecniche adottate dai criminali.