Truffe Calabria. Sequestro beni per 3 milioni, misure per 6 persone
Il gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha eseguito un' ordinanza cautelare emessa dal Gip presso il tribunale della città, su richiesta della locale procura della Repubblica, con la quale 6 persone, ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso fra loro, dei reati di truffa per il conseguimento indebito di ingenti erogazioni pubbliche, falso ed altri illeciti fiscali, sono state sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L'operazione, che ha comportato l'impiego di diversi reparti delle fiamme gialle delle province di Catanzaro e Cosenza, ha portato anche al sequestro preventivo di terreni e fabbricati, automezzi, quote societarie e disponibilità bancarie e finanziarie, del valore complessivo stimato in 3 milioni di euro. L'indagine - coordinata dalla procura della Repubblica di Lamezia Terme - scaturisce da specifici accertamenti svolti dai finanzieri nei confronti di una società di Gizzeria (cz), destinataria di finanziamenti per circa 1.500.000 di euro a fondo perduto, ai sensi della legge 488/92, per la realizzazione di una "piattaforma logistica del freddo". I militari hanno passato al setaccio documentazione contabile, attestazioni di pagamento ed apporti di capitali utilizzati dalla società per giustificare le spese di cui richiedeva il rimborso, individuando alcune fatture, in particolare quelle emesse da due ditte, di Gizzeria (Cz) e di Corigliano Calabro (Cs) nonché da una società di Catanzaro che, in base ai diversi indizi raccolti, destavano sospetti sulla effettivita' e congruita' delle forniture attestate. I finanzieri hanno cosi' svolto minuziosi approfondimenti facendo ricorso a riscontri contabili nelle imprese interessate ed a i controlli incrociati presso altri fornitori ed enti che avevano rilasciato le previste autorizzazioni, per verificare la compatibilità delle forniture sotto esame con le altre opere necessarie per realizzare lo stabilimento finanziato. Gli esiti di tale attività investigativa, corroborati da accertamenti bancari da questa disposti, avrebbero consentito di acquisire riscontri probatori sufficienti per ritenere che le spese documentate da tali fatture, ammontanti a circa 700.000 euro, in realtà erano afferenti a operazioni economiche ritenute inesistenti, con conseguente indebita richiesta delle erogazioni pubbliche. Il sequestro disposto dal Gip, dopo aver concordato sulla rilevanza delle prove raccolte, rientra tra le misure cautelari reali prodromiche alla confisca "per equivalente", ossia una speciale forma di apprensione prevista per i piu' gravi reati a sfondo economico finanziario, quali appunto la frode a danno della spesa pubblica e, dal 2008, la frode fiscale, consentendo allo stato di sottrarre, a ciascuna delle persone ritenute aver concorso nell'illecito, qualsiasi bene nella sua disponibilita' fino alla concorrenza dell'intero profitto ottenuto dal reato.