‘Ndrangheta: appello nipote boss, non chiamatemi più Arena
“Ogni giorno che Dio manda in terra maledico il mio cognome, al punto che ho deciso di cambiarlo e mi sono rivolto alla Prefettura”. Questo il messaggio lanciato attraverso le colonne del trisettimanale il Crotonese da Nicola Arena, nipote del boss omonimo, fratello del padre. Un cognome che in terra di Calabria, ad Isola Capo Rizzuto e dintorni, per lo più è “sinonimo di mafia”.
Nicola Arena, 46 anni, non ne può più di questa sua vicenda e dice: “forse non avrei dovuto nascere, ma se non posso cancellare il giorno in cui mia madre mi ha messo al mondo, posso almeno ripudiare il cognome che mi è toccato in sorte”. “Una dissociazione da me stesso - scrive Nicola Arena - Dalla ‘ndrangheta non ho bisogno di dissociarmi perché con la violenza, con le intimidazioni, con l’omertà, con tutto questo non ho mai avuto a che fare. Non c’entro con quella cultura. Quando ho subito un furto - racconta - l’ho denunciato. Quando ho ricevuto una lettera di minacce, sono andato dai Carabinieri. Io credo nello Stato”.
Un altro errore, si riconosce Nicola Arena, quello di aver accettato qualche anno fa l'incarico di una società tedesca di collaborare per la realizzazione del parco eolico che sorge nel territorio di Isola Capo Rizzuto. L'abbinamento energia eolica con il cognome Arena “è esplosivo” afferma Arena, eppure non è solo lui, o la sua famiglia ad avere parte nel parco, ci sono anche altri agricoltori che in quell’area hanno “impiantato le pale”, ma di questi nessuno parla, il capro espiatorio è il cognome Arena, che pesa sulle spalle di Nicola.