Wwf: fuoco o non fuoco, siccità o meno, la caccia si apre prima
“Quando si dice che non tutto il male viene per nuocere: nel funereo panorama che da mesi caratterizza la Calabria, incenerita dagli incendi e rinsecchita da una siccità senza precedenti, una nota positiva sembra rendere meno catastrofica questa, altrimenti tragica, estate 2017: gli animali selvatici (tortore, colombacci, quaglie, ecc. ecc.) sono aumentati! La Regione Calabria ne è convinta a tal punto che, anziché posticipare l’apertura della caccia, addirittura l’anticipa di tre settimane (si comincia a sparare sabato 2 settembre) e la prolunga fino al 10 febbraio (“Ma sì, abbundandis adbundandum”, direbbe Totò)”.
La sarcastica affermazione arriva da Pino Paolillo del Wwf Calabria secondo cui “le fiamme e l’aridità che hanno arrecato danni irreparabili ai boschi e ai campi, alle coltivazioni e agli animali d’allevamento, per gli uccelli e i quadrupedi oggetto di attenzioni venatorie sono ordinaria amministrazione, tutt’al più capricci del clima a cui volatili e mammiferi reagiscono riproducendosi a dismisura, popolando sempre più numerosi gli spazi lasciati liberi dalla cenere e sopportando la penuria d’acqua come fossero tutti cammelli o volpi del deserto.”
“La fede assoluta in tale capacità di resistenza alle avversità della vita animale, da parte della Regione – l’ecologista - è tale che il calendario delle fucilazioni autorizzate (leggi: venatorio) è stato approvato all’unanimità dalla Giunta Regionale in quel fatidico 25 luglio in cui la stessa invocava la dichiarazione di calamità naturale, ma con validità solo per gli ortrofrutticoli o per scongiurare una “grande moria delle vacche” (idem c.s.)”.
“E che si tratti di fede incrollabile nella forza della natura a sopportare fuoco e piombo, fame e sete – prosegue - se ne è avuta riprova a distanza di un mese, allorquando lo stesso Governatore della Regione, probabilmente intossicato anche lui dal fumo che da settimane avvelena mezza Calabria, ha chiesto l’intervento dell’esercito per contrastare quelle fiamme che ormai solo un diluvio universale può fermare (e in attesa che venga subito dopo utilizzato con i propri mezzi anfibi per le prevedibili alluvioni dell’autunno)”.
“A pensarla diversamente, la gente comune, e quell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (Ispra) che, al pari dei soliti ambientalisti-catastrofisti, ha raccomandato a tutte le regioni un po’ di prudenza prima di consentire che i sopravvissuti alla sete e alla fame vengano abbattuti “sportivamente. Nonostante ciò - conclude il Wwf - la Regione non demorde. Fuoco o non fuoco, siccità o meno, la caccia si apre prima. Gli animali avranno così un’occasione in più per guadagnarsi il diritto di vivere, i cacciatori quella, anticipata, di negarglielo”.