Rapporto Confcommercio: economia cresciuta ma Pil Calabria fermo a 17mila euro
Secondo il Rapporto sulle economie territoriali del centro studi di Confcommercio nazionale, presentato a Roma il 14 settembre scorso, il Pil calabrese si ferma a 17mila euro contro quello del Trentino Alto Adige che conta un Prodotto interno lordo, invece, di 39 mila euro.
“Tra il 1995 e il 2007 – si legge nella relazione –, l’economia meridionale è cresciuta a ritmi analoghi a quelli riscontrati nel resto del Paese (+1,3% medio annuo), mentre nel periodo recessivo si è rilevata una contrazione del prodotto superiore di circa 3 decimi di punto all'anno rispetto al dato complessivo dell’Italia, con il conseguente ampliamento dei differenziali esistenti tra i singoli territori”.
La Calabria si piazza così ultima in classifica su scala nazionale per prodotto interno lordo. “Nel Sud – si sottolinea nel Rapporto – il Pil pro capite del 2017 dovrebbe risultare, infatti, pari a circa il 53% di quello del Nord-Ovest, valore ancora inferiore a quanto registrato nel ’95 (54,5%)”.
Per quanto riguarda invece il mercato del lavoro il resoconto aggiunge che “al momento la ripresa è abbastanza diffusa tra le regioni, non è sufficiente a fare recuperare nel 2017 i livelli occupazionali raggiunti prima del 2008. Nel Mezzogiorno si ritornerebbe soltanto ai valori della metà degli anni 90 e in Sicilia e Calabria neppure a quelli”.
“Il focus – spiega il presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri – fotografa lo stato delle cose di un Sud ancora tremendamente indietro e di una Calabria che purtroppo si conferma maglia nera con un Pil pro capite di 17mila euro annui. Eppure senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte. Solo vincendo questa sfida possiamo lasciarci alle spalle una crisi che ha fiaccato la nostra già debole economia, ha costretto alla chiusura molte, moltissime imprese, ha contribuito ad aumentare il numero dei disoccupati”.
“Colmare il profondo gap infrastrutturale con il resto del Paese – conclude Algieri – non è uno slogan; è una necessità per le regioni del Sud, dove operano imprenditori che mettono in gioco se stessi per produrre ricchezza e lavoro. Il boom delle presenze turistiche ha indicato una rotta da seguire. Non basta, adesso serve migliorare l’offerta, condividere, innovare, fare sistema, non possiamo perdere il treno della crescita”.