Ad Amantea l’assemblea di Gilda insegnanti, al centro il rinnovo del contratto
Dal fallimento della buona scuola al rinnovo del contratto con un'area separata per la docenza. Si sono aperti nel pomeriggio di venerdì, ad Amantea, i lavori dell’assemblea nazionale della Gilda Insegnanti, sindacato rappresentativo nel comparto scuola.
I temi all’ordine del giorno dell’assemblea dei delegati sono essenzialmente due: in primis la definizione degli “obiettivi” che il sindacato si porrà per il rinnovo del contratto collettivo nazionale scaduto dal 2009 e il piano di lavoro per le elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie che si terranno a marzo 2018, verosimilmente proprio nel periodo elettorale delle politiche.
Ad aprire i lavori, presieduti da Gianni De Persiis, coordinatore della Gilda di Lucca, è stato il coordinatore nazionale Rino Di Meglio che, dopo un inciso e una citazione del Sole 24 Ore sulla mancata trasparenza sui compensi dei dirigenti della pubblica amministrazione e quindi anche dei dirigenti scolatici, ha poi incentrato il suo primo intervento sulla questione del contratto degli insegnanti e dell’intero comparto scuola, scaduto ormai dal 2009, e che il governo si appresta a rinnovare.
La prima cosa che Di Meglio nota è che “mancano i soldi”. “Continueremo la nostra battaglia contro la legge 107/2015 perché” - aggiunge - “mentre le scuole continuano ad affogare nella burocrazia, è sempre più evidente il fallimento sia della chiamata diretta che doveva rappresentare un “pilastro” della cosiddetta buona scuola, sia la grande bufala dell’organico dell’autonomia che resta una chimera perché, aggiunge, dopo due anni di buona scuola e stante il piano straordinario di assunzioni, nelle scuole abbiamo ancora cattedre scoperte, docenti di sostegno senza la specializzazione e l’organico di potenziamento sprecato a coprire colleghi assenti”.
Di Meglio ha poi rivendicato la decisione della Gilda degli Insegnanti di non firmare, per due anni di seguito, il contratto sulla mobilità che prevede la chiamata diretta: “è una questione di coerenza”, ha detto.
Poi si è soffermato su quello che ha definito “un momento importante” della vita del sindacato e del Paese: “Siamo alla fine della legislatura e dobbiamo fare pressing sui partiti affinché esplicitino la loro posizione sulla legge buona scuola che noi abbiamo tentato di abrogare per via referendaria. I 5 stelle, ma anche Fratelli d’Italia e la Lega di Salvini si sono espressi per l’abrogazione delle parti più contestate come la chiama diretta e il bonus del merito”.
Aggiungendo di aver parlato anche con esponenti di Forza Italia, che invece sono favorevoli alla chiamata diretta dei docenti: “Alla Centemro gliel’ho detto: i nostri colleghi non vogliono la chiamata diretta”.
E sul rinnovo del contratto “Sono stati fatti annunci – ha detto - è passato un anno e si sono fatti tanti incontri, ma ancora niente. La montagna non ha partorito nemmeno il topolino”.
“Non hanno mai fatto incontri specifici per il comparto scuola, ma – ha aggiunto - solo per le amministrazioni centrali e per il comparto sanità. Per la scuola, l’atto di indirizzo ancora manca e, cosa fondamentale, mancano ancora i soldi”.
E su questo Di Meglio ha messo in guardia l’assemblea dei delegati: “se anche ci faranno un aumento di 85 euro lordi mensili (corrispondenti a 35-40 euro netti) per la maggior parte degli insegnanti c’è il rischio che ciò faccia perdere il bonus degli ottanta euro dato da Renzi per chi ha stipendi inferiori a mille cinquecento euro netti al mese. Ma soprattutto vi è il rischio concreto che a fronte di un aumento stipendiale ridicolo ci sia un aggravio di lavoro per l’intera categoria”. “Dobbiamo evitare che si peggiorino le nostre condizioni di lavoro con la scusa della produttività. Ecco perché, per il coordinatore nazionale della Gilda è importante stilare un documento con richieste e proposte concrete da portare in sede di incontri con il Governo.
Un documento che, partendo da una richiesta più generale relativa ad un’area di contrattazione specifica per la docenza, ponga anche un elenco di richieste chiare: portare sul contratto le risorse sprecate dalla legge 107/2015 del bonus e della carta del docente; abbreviare il percorso della carriera degli insegnanti chiedendo che lo scatto di anzianità più alto si raggiunga a trent'anni anziché, come avviene ora, a trentacinque anni di servizio di ruolo perché, ha spiegato Di Meglio, molti docenti neanche ci arrivano in quanto messi tardivamente in ruolo; riconoscimento totale (e non parziale come avviene ora) per tutti del servizio di ruolo prestato; per i precari rivendicare e ottenere l’assoluta parità di trattamento economico sia previdenziali; riscrittura delle norme che regolano il tempo parziale ribadendo che “il lavoro gratis non esiste" e che, se un docente viene pagato per metà non si può poi pretendere che faccia le stesse ore di collegi, consigli di classe, che fanno invece i docenti che insegnano a tempo pieno; definizione, a livello nazionale, della retribuzione delle ore fatte dai docenti per l’alternanza scuola lavoro; retribuzione della formazione che la legge 107/2015 ha reso obbligatoria ribadendo che, in nessuna azienda, la formazione viene fatta a spese del lavoratore e fuori dall’orario di servizio; 8) recupero dello scatto del 2013. E, infine, Di Meglio ritiene necessario chiarire nel nuovo contratto la normativa sui permessi perché, ancora oggi, la maggioranza dei dirigenti scolastici non vuole capire che, dopo i tre giorni di permesso, i docenti hanno diritto a trasformare i 6 giorni di ferie in altrettanti giorni di permesso.
Sulla necessità di fare una premessa “politica” alle richieste che si presenteranno al Governo per il rinnovo del contratto, con la quale si ribadisca la proposta della Gilda Insegnanti per una contrattazione specifica per l’area della docenza, si è espresso anche Gianluigi Dotti, coordinatore di Brescia e membro della direzione nazionale: “la questione dell’area contrattuale separata della docenza è una battaglia culturale, difficile, ma che dobbiamo essere capaci di riportare all’attenzione dei colleghi e del Paese, dicendo che la vera battaglia è proprio questa: il riconoscimento agli insegnanti di essere dei professionisti, degli intellettuali”.
“Solo così” - ha aggiunto Dotti - “sarà possibile opporsi alla tendenza di rendere la professione degli insegnanti alla stregua del lavoro impiegatizio. Per questo la necessità di rimettere al centro l’idea che il docente non è un impiegato, ma un professionista della cultura”.
La tre giorni di assemblea nazionale del sindacato degli insegnanti si chiuderà domenica mattina con l’elaborazione di questo documento di base per le proposte che la Gilda farà in sede di rinnovo del contratto di lavoro.