Festa Pci, Tripodi: “è giunto il momento di fermare la deriva antidemocratica”
Continua con grande successo a Reggio Calabria la Festa della Rinascita del Pci. Nella seconda serata si è svolto un programma politico e culturale ricco e qualificato che ha visto una vasta partecipazione di compagni e cittadini.
L’apertura della serata è avvenuta nello Spazio Culturale con la professoressa Francesca Neri, che ha tenuto una brillante conferenza su: “Il Dante Politico – La responsabilità dell’Amministratore tra ieri e oggi”.
Successivamente si è svolto un interessante dibattito politico sul tema “Le proposte del Pci per il cambiamento sociale e politico dell’Italia – Pace, Lavoro, Diritti e Democrazia - + Stato – Mercato”.
Il dibattitto è stato moderato dal giornalista Mario Meliado’ ed ha visto un confronto ampio e articolato con la partecipazione di esponenti del Pci ma anche di rappresentanti di altre forze politiche.
Ha aperto il dibattitto Nicola Limoncino, componente della Segreteria Regionale del Pci, che ha esposto sinteticamente i punti fondamentali del programma presentato dal Pci.
Sono intervenuti al dibattito Joseph Condello (Segretario Provinciale Rifondazione Comunista), Cinzia Messina (Responsabile Scuola Pci Reggio), Domenico Nicolo’ (docente Universitario Mediterranea Rc), Ercole Nucera (Socialisti in movimento), Pino Romeo (Verdi Città Metropolitana).
Ha concluso i lavori Michelangelo Tripodi, componente della Segreteria Nazionale del Pci e responsabile delle Autonomie Locali e delle politiche per il Mezzogiorno.
Tripodi ha confermato la volontà del Pci di aprire un confronto ampio con le forze collocate a sinistra del Pd, a partire dai comunisti ovunque essi siano schierati. Proprio con questo spirito sono stati invitati al dibattito Rifondazione Comunista, i Verdi, Socialisti in movimento e Italia Unita, mentre alla Festa di Polistena erano stati invitati Sinistra Italiana e Possibile.
“Ovviamente, il confronto che noi promuoviamo – ha detto ancora Tripodi – si pone l’obiettivo di costruire un progetto di alternativa di sinistra al Pd, alle destre e al populismo grillino. È un progetto nel quale non può trovare in alcun modo spazio il Pd e coloro i quali prima ancora di Renzi sono stati i promotori della sua costituzione”.
“Si tratta di una scelta chiara e netta che il Pci ha compiuto – ha continuato Tripodi – perché non è di sinistra chi cancella l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, non è di sinistra chi finanzia le banche e i capitalisti, non è di sinistra chi colpisce il diritto alla pensione, non è di sinistra chi ha fatto una legge che trasforma le scuole in caserme con il dirigente sceriffo dotato di poteri sconfinati e che continua a privatizzare l’istruzione, non è di sinistra chi ha messo il pareggio di bilancio nella Costituzione, non è di sinistra chi finanzia decine di miliardi per acquistare i cacciabombardieri americani ma non trova un euro per abolire gli odiosi ticket sanitari, non è di sinistra chi voleva manomettere la Costituzione ma fortunatamente è stato fermato dal popolo italiano nel referendum del 4 dicembre”.
“Per questo il Pci persegue l’unità dei comunisti, per superare una frammentazione che non ha più ragion d’essere, e lavora per l’unità della sinistra su proposte e programmi chiari di svolta e di cambiamento sociale e politico. In tal senso, il Pci – haaggiunto il segretario nazionale del partito – è impegnato per costruire un soggetto unitario della sinistra ma non un soggetto unico, perché va garantita l’autonomia politica ed organizzativa delle sue componenti. Intanto oggi l’obiettivo è quello di giungere ad una unità d’azione su precise proposte programmatiche per dare gambe ad un’opposizione di classe e di massa”.
Tripodi ha poi denunciato la grave operazione che il Pd sta conducendo sulla legge elettorale, laddove viene presentata una proposta che peggiora persino l’Italicum e per certi aspetti analoga, ed anche peggiorativa dello stesso Porcellum, bocciato dalla Corte Costituzionale. Basti pensare che se dovesse passare questo sciagurato patto Renzi-Berlusconi più di 600 parlamentari sarebbero nominati direttamente dalle Segreterie dei Partiti e sarebbe cancellato totalmente il diritto dei cittadini a scegliere i propri rappresentanti.
È stato poi espresso dal segretario un giudizio severo sulla situazione del Mezzogiorno, abbandonato dai governi centrali, esprimendo un grave preoccupazione sul disagio sociale crescente, sulla povertà che si allarga sempre più, sulla disoccupazione dilagante, sulla mancanza di qualsiasi prospettiva per i giovani meridionali che in numero sempre maggiore sono costretti a lasciare il nostro paese. Il Pci chiede un cambio profondo e radicale delle politiche verso il Mezzogiorno con piani di investimento straordinari e programmi per l’occupazione dei giovani, che possano dare una prima risposta alla drammatica crisi del Mezzogiorno.
Infine, il responsabile delle politiche meridionali ha chiesto a tutti un contributo per dare forza al rinato Pci, perché dopo 25 anni di attacco ai diritti, di smantellamento dello Stato Sociale, di crescita delle diseguaglianze sociali, di impoverimento di una larga fetta della popolazione, di messa in discussione di diritti fondamentali, dalla pensione alla sanità, è giunto il momento di fermare questa deriva antipopolare e antidemocratica. Con il Pci questo obiettivo si potrà realizzare.