Confiscati a imprenditore beni per 5 milioni. Era il collegamento della cosca Buda-Imerti
Scacco ai beni della cosca Buda-Imerti, egemone a Villa San Giovanni, Fiumara di Muro e nei territori vicini. La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha eseguito stamani, infatti, una confisca di beni, emessa dalla Procura, nei confronti di Domenico Passalacqua, 66enne imprenditore reggino del settore della ristorazione.
Le indagini avrebbero evidenziato una sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti dell’uomo e così la confisca ha riguardato proprietà il cui valore è stato stimato in 5 milioni e 315 mila euro.
I sigilli sono scattati per le quote di partecipazione relative a due società di capitali (entrambe a Villa San Giovanni) attive rispettivamente nel settore della somministrazione di alimenti e bevande (in pratica un bar-gastronomia) e in quello della ristorazione anche a bordo delle navi di una società per il trasporto nello Stretto di Messina.
Cautelati inoltre una ditta individuale, un panificio sempre a Villa San Giovanni; 13 beni immobili tra ville, appartamenti, attici e terreni; una autovettura di lusso, un Porsche Carrera 911; una imbarcazione da diporto a motore Coverline Cabin 8.30, della lunghezza di circa 8 metri e disponibilità finanziarie.
A Passalacqua è stata inoltre inflitta la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per 3 anni e 6 mesi.
Il 66enne, già finito in carcere nel giugno 2010 nell’ambito dell’operazione “Meta”, con sentenza del Tribunale di Reggio Calabria del maggio 2014, è stato condannato a 16 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso e turbativa d’asta. Nell’aprile 2017 la Corte di Appello del capoluogo ha poi rideterminato la pena inflitta a 11 anni di reclusione.
Il Tribunale, nel 2015, aveva già disposto il sequestro dei beni personali e aziendali nei suoi confronti, a seguito di una proposta avanzata dalla Procura Distrettuale sulla base degli accertamenti delegati ed eseguiti dal Centro Operativo Dia di Reggio.
Ma con il provvedimento di confisca di oggi, i magistrati hanno rigettato le argomentazioni difensive di Passalacqua: “gli elementi rappresentati – sostengono gli stessi togati - non lasciano dubbi circa l’appartenenza di Passalacqua … alla criminalità organizzata dato il suo ruolo d’imprenditore di riferimento della cosca Buda-Imerti”.
Per il Tribunale sarebbe evidente come il 66enne si sarebbe relazionato con soggetti appartenenti al clan e con elementi di vertice della stessa, come Antonino Imerti, “e ciò – ribadiscono - anche al fine di potere conseguire quale imprenditore vantaggi personali da tali relazioni e ciò non lascia dubbi in ordine alla sua appartenenza alla suddetta consorteria”.