‘Ndrangheta. Gdf e Cc eseguono sequestro preventivo nel reggino

Reggio Calabria Cronaca

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di Reggio Calabria, unitamente ai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale – Reparto Anticrimine di Reggio Calabria e del Comando Provinciale, hanno sottoposto a sequestro preventivo per equivalente la somma pari a € 47.250,00, nella disponibilità di Giuseppe Buda 41 anni, figlio del noto Santo Buda. Nell’ambito dell’operazione META”, eseguita dall’Arma dei Carabinieri nel decorso Giugno 2010, Santo Buda - unitamente a GRILLO BRANCATI Vitaliano, IMERTI Antonino, PASSALACQUA Domenico, BUDA Pasquale, BUDA Francesco e BARBIERI Domenico - è stato ritenuto responsabile dei delitti di turbata libertà degli incanti ed estorsione in quanto, nella sua qualità di esponente della cosca di ‘ndrangheta BUDA - IMERTI, turbava le aste giudiziarie che si svolgevano presso il Tribunale – Ufficio Esecuzioni Immobiliari di Reggio Calabria. In particolare, turbavano l’asta del novembre 2005, avente ad oggetto beni immobili (abitazioni e locali commerciali) con sede in Villa San Giovanni, provenienti dal fallimento “Tortorella”, “allontanando” i possibili offerenti - pure se affiliati ad altre cosche, ancorché vicine, ma con sfera d’influenza in altre aree territoriali, quali il noto CAMBARERI Domenico – ed aggiudicandosi ben n. 16 unità immobiliari, di cui n. 2 intestate al citato BUDA Giuseppe.

Uno di tali immobili, tuttavia, nel successivo Febbraio 2006 - al prezzo convenuto tra le parti pari a € 47.250,00 - veniva ceduto a terzo estraneo al provvedimento coercitivo e, pertanto, a seguito di apposita istanza difensiva, opportunamente dissequestrato. Preso atto delle motivazioni addotte dalla difesa, la locale A.G., nella persona del Procuratore di Reggio Calabria Dott. Giuseppe Pignatone e del Sost. Proc. Dott. Giuseppe Lombardo, delegava la Guardia di Finanza a svolgere i dovuti approfondimenti di carattere economico-patrimoniale al fine di pervenire al sequestro preventivo per equivalente, oggi disposto dall’Ufficio del G.I.P., della somma di € 47.250,00 – pari al valore del trasferimento del citato immobile sito in Villa San Giovanni, come risultante dall'atto di compravendita stipulato tra le parti – ritenendolo, comunque, il profitto mediato del delitto di estorsione e turbata libertà degli incanti, comunque aggravato dalle modalità mafiose.

L’istituto della “confisca per equivalente” – che mira a impedire che l'impiego economico dei beni di provenienza delittuosa possa consentire al colpevole di garantirsi il vantaggio che era oggetto specifico del disegno criminoso - è il provvedimento ablativo disposto su somme di denaro, beni o altre utilità, di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente al prezzo, al prodotto e al profitto del reato, previsto per talune fattispecie criminose allorquando sia intervenuta condanna e sia impossibile identificare fisicamente le cose che ne costituiscono effettivamente il prezzo, il prodotto o il profitto. Nel merito, dapprima con il decreto-legge “sicurezza” 23 maggio 2008 n. 92 e poi con la nuova legge 15 luglio 2009, n. 94 in materia di sicurezza pubblica, pubblicata il 24 luglio 2009 ed entrata in vigore l’8 agosto 2009, la stessa autorità di Governo ha inteso fornire un’applicazione più ampia della “confisca per equivalente”. Il pacchetto sicurezza ha consentito all’Autorità Giudiziaria di disporre la confisca per equivalente anche nei casi di condanna per delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis c.p. o al fine di agevolare l'attività delle associazioni di tipo mafioso (sinora, questo istituto era previsto per reati come l’usura, i delitti contro la pubblica amministrazione e il crimine organizzato transnazionale). La rilevanza dell’odierna attività, quindi, eseguita congiuntamente dai Finanzieri e dai Carabinieri, nel solco della priorità attribuita all’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, risiede nel recepimento del principio, e nella conseguente pionieristica iniziativa della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – peraltro condiviso anche da recenti orientamenti della Cassazione - secondo cui, anche nella presente ipotesi di cessione a terzi in buona fede di immobili acquisiti illecitamente, nel ''profitto funzionale alla confisca rientrano non soltanto i beni appresi per effetto diretto ed immediato dell'illecito, ma anche ogni altra utilità che sia conseguenza, anche indiretta o mediata, dell'attività criminosa".