Reggio, immigrazione: Legacoop lancia l’idea di un Osservatorio permanente
Parlare di immigrazione non è per nulla facile, e non lo è soprattutto in questo momento. Legacoop Calabria ci ha provato con una giornata di studio dedicata al tema declinandolo dal punto di vista dell’accoglienza e dell’integrazione. E questo partendo dalle storie dei migranti che prima di tutto sono persone che scappano dalla fame o dalla guerra per approdare in terre lontane, rischiando la vita, inseguendo il sogno non solo di una vita migliore, ma prima di tutto della sopravvivenza.
“Fare rete e provare a costruire delle proposte”, questo secondo la presidente di Legacoop Calabria, Angela Robbe, l’obiettivo prioritario della tavola rotonda “imbandita” questa mattina nella sala “Giuditta Levato” del Consiglio regionale, a Reggio Calabria, alla presenza del presidente nazionale di Legacoop, Mauro Lusetti, che ha concluso il tavolo di lavoro che si è articolato in una serie di incontri e dibattiti: al centro dell’attenzione soprattutto storie e testimonianze sul tema dell’immigrazione e dei passaggi successivi come l’accoglienza e l’integrazione, declinati anche come una grande opportunità di crescita sociale ed economica per i territori. Con la conduzione del direttore regionale Rai Calabria Demetrio Crucitti, dopo i saluti del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, sono intervenuti il commissario straordinario dell’Aterp, Ambrogio Mascherpa, e il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto.
“Grazie ad una sinergia istituzionale e il coordinamento con la Prefettura e la protezione civile, e grazie alle associazioni, alle cooperative, alla Caritas c’è più organizzazione nell’accoglienza – ha affermato il sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà - questo genera un sistema virtuoso soprattutto nei piccoli comuni. Non bisogna mai dimenticare che noi stessi siamo stati un popolo di migranti, non fare mai più sentire solo qualcuno che un domani potrà sentire sua questa terra, molto è stato fatto e molto da fare soprattutto sul piano giuridico”.
"Parlare di immigrazione è una sfida complessa che dovrebbe partire da un confronto paritario, ma non si può fare a meno del lavoro svolto dal ministro Minniti, che ha saputo interpretare lo spirito degli italiani. La Calabria quale terra di frontiera ha dato prove straordinaria di accoglienza e integrazione, a fronte dei problemi riesce ad esprimere forme compiute cittadinanza attiva e solidale", - ha evidenziato il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto.
La mattinata è stata scandita anche dalla proiezione del trailer “Penalty”, cortometraggio finanziato dal Ministero dell’Interno e dal Mibac e pluripremiato (ha vinto infatti il Globo d’Oro 2017 come miglior cortometraggio e il concorso “I love Gai” alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia) prima di entrare nel vivo del confronto ragionando sui dati e le visioni.
Lo studio Swg “L’analisi: immigrazione, integrazione e società”, a cura di Riccardo Grassi, apre le prospettive di un ampio confronto che mi mira a trasformare il lavoro del tavolo in un Osservatorio permanente. Prima di tutto rileva un disallineamento tra i sondaggi e il pensiero dei cittadini.
“Oggi viviamo la più grande crisi di rifugiati alla seconda guerra mondiale. La storia dell’umanità è storia di immigrazioni: non esiste umanità statica, per cui raccontare il fenomeno non è un fatto nuovo – afferma Grassi -. I flussi migratori riguardano tutti i paesi del mondo, è chiaro che l’Europa in questo momento è una frontiera. I due terzi degli italiani si sentono lontani da questi temi: nel 2000 gli immigrati erano visti come risorsa, in dieci anni la percezione è cambiata: oggi sono solo criminalità e problemi. Per cui è difficile parlare di integrazione anche perché l’emigrazione è un fenomeno che dura da venti anni, non ha più senso e non aiuta parlare di emergenza, ma oggi è un problema di governabilità”.
In avvio di giornata, il commissario straordinario dell’Aterp Ambrogio Mascherpa dopo aver esaminato la situazione dell’emergenza abitativa in Calabria, sollecitando immediatamente l’intervento del presidente di Federcasa, Luca Talluri secondo il quale è arrivato “il tempo di cogliere da una criticità, quella dei percorsi immigratori, la realtà di un sistema di edilizia sociale che è in esaurimento. E’ necessario valutare il bisogno di alloggi sociali con un attenta e reale lettura, questo – dice ancora - è essenziale per orientare le politiche del welfare. Il problema della casa si può risolvere anche senza fornire alloggio ma intervenendo sugli altri disagi”.
Sarebbe il caso, insomma di “integrare le competenze delle politiche abitative con quelle della inclusione sociale a contrasto e prevenzione di ogni forma di illegalità attraverso provvedimenti che attribuiscono ruoli funzioni ed economie per superare il degrado soprattutto dei quartieri e più in generale delle periferie”.
Monia Dardi, responsabile progetti della Fondazione Adecco torna ad approfondire il tema del lavoro quale strumento per riconoscimento della dignità anche del migrante: la persona è centrale e quindi la sensibilizzazione dell’azienda diventa parte integrante del processo di inclusione. Roberta Saladino, del centro studi e Ricerche Idos, è tornata sui dati e sui parametri del Dossier Immigrazione di quest’anno che proietta l’immagine di una Calabria che si colloca al tredicesimo posto in Italia per presenza di stranieri: “La situazione è difficile, serve pazienza e coraggio”.
Pino De Lucia, Gruppo, del Settore Immigrazione nazionale Legacoop Sociali sostiene che per poter realizzare una buona interazione “abbiamo bisogno di una conoscenza diretta delle persone, ascoltare i loro bisogni, i loro sogni, le loro storie. Le nostre cooperative questo hanno fatto e questo continuano a fare nonostante le avversità, le tante umiliazioni, le offese sui mass-media, i continui attacchi da politici a caccia di consensi. Le nostre cooperative non gestiscono solo servizi, ma si fanno carico di tutta la sofferenza dei nostri ospiti, restando accanto a loro, ascoltandoli e ragionando su come affrontare la vita. Noi non ci occupiamo solo di migranti, il nostro intervento si rivolge a tutta l’umanità sofferente, il nostro obiettivo è migliorare la qualità di vita dei nostri territori e con la contaminazione culturale dei nostri ospiti probabilmente ce la faremo. – conclude - Emarginare o ghettizzare le persone non serve a nulla, ricordo la mia adolescenza in un quartiere povero, tutti ci additavano come dei selvaggi e noi rispondevamo con la violenza fino a quando non ci siamo sentiti accolti. Basta poco che ci vuole”.
Mettere al centro la persona: questo è l’importante per don Antonino Pangallo, direttore della Caritas Diocesana di Reggio Calabria. “Se vogliamo comprendere il fenomeno migratorio, dobbiamo partire dal concetto di confine: coloro che partono mettono a rischio la vita. Non bisogna, infatti, dimenticare che a Reggio Calabria, dal 2013 ad oggi, sono approdate 60 mila persone e due anni fa il mare ha restituito 40 vittime. Come pensare al futuro dei nostri territori – si chiede don Pangallo pensando a decine di borghi già svuotati - e non bisogna distinguere dai migranti che fuggono dalla guerra e da chi scappa dalla fame. L’immigrazione non è un problema è un fenomeno che cambia e per l’occidente in crisi diventa una opportunità di rigenerazione”. Ma è “moltiplicando le buone prassi che si affrontano le paure”.
Arriva una testimonianza sul campo che spiega nei fatti come il lavoro sia “motore della buona integrazione, ed è quella di Fabrizio Frizzi che porta la testimonianza dei soci di Cooplat al suo 71esimo anno di vita: nasce infatti il 1° febbraio 1946 grazie alla tenacia di nove manovali, ex Partigiani, rimasti senza lavoro nella Firenze del dopoguerra. Dal 2009 al 2011 Cooplat, in collaborazione con il Ceuriss (Centro Europeo di Ricerche e Studi Sociali) ha svolto un’indagine conoscitiva, curata dai professori Carlo Colloca e Andrea Pirni. Dallo studio è emerso che i lavoratori stranieri di Cooplat stanno costruendo in Italia il loro progetto di vita. Considerano il lavoro la cosa più importante della vita, dopo la famiglia; sentono un forte senso di appartenenza al quartiere e alla città dove risiedono e il 57% di loro non trova mai difficoltà nella comprensione dell’italiano. Il lavoro, quindi, viene percepito non solo come un bisogno, ma soprattutto come un valore: gli stranieri di Cooplat si dicono tra l’altro consapevoli del fatto che lavorando contribuiscono alla ricchezza del Paese” (nella pagina del sito può vedere interviste ai lavoratori interessati e una sintesi della ricerca, oltre ad un certo numero di interventi che spero le risultino significativi).
A raccontare la realtà del Servizio centrale dello Sprar è Virginia Costa, che spiega come al giorno d’oggi non si può parlare di flussi programmati e flussi non programmati: le risposte che prima erano separate, oggi sono diventate univoche, per questo l’accoglienza diffusa diventa uno strumento concreto per fare fronte alle difficoltà dei territori dove approdano gli sbarchi. A supporto del Piano nazionale per l’integrazione una diffusa progettualità locale.
“Il progetto Integration di Unhcr è finalizzato al supporto alle istituzioni competenti per la redazione di un Piano regionale per l’integrazione dei titolari di protezione internazionale – afferma il responsabile del progetto in Calabria, Federico Tsucalas . Una integrazione che parta dalle disposizioni del recente piano nazionale d'integrazione e le declini a livello regionale. Il Piano nazionale, infatti, rappresenta il primo passo verso la costruzione di un sistema di integrazione dei beneficiari di protezione e individua le priorità nazionali per realizzare l'effettiva integrazione e per rimuovere gli ostacoli che ancora la impediscono. In questo ambito, Unhcr ha avviato la campagna Welcome, un logo che Unhcr riconosce alle imprese che si aprono all'inclusione dei rifugiati”.
Accogliere o non accogliere? Secondo la deputata Enza Bruno Bossio, componente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, “il cittadino italiano oggi ha pochi elementi per rispondere a questa domanda, tranne che la propria paura. Purtroppo manca la corretta informazione: arrivano informazioni in maniera superficiale – dice ancora la deputata democratica -, e sugli immigrati l’unica informazione che arriva è che approdano in Italia e hanno tutto pagato, invece i poveri italiani non hanno assistenza e niente. Dobbiamo, quindi, fare una battaglia sul tipo di accoglienza da fare e spiegare agli italiani cosa significa accogliere e integrare per dimostrare che l’accoglienza può essere una opportunità. Come si può affrontare il tema dell’accoglienza per arrivare anche alla comunicazione in maniera positiva? Prima di tutto separando la parola immigrazione dalla parola emergenza”, e magari non utilizzando una parola che ritorna nella legge Minniti, vale a dire “respingimento”, oltre che intervenire sul trattato di Dublino. La sfida per la politica è quella di ragionare sul tema dell’immigrazione senza seguire la pancia ma provando a dimostrare che include è positivo”.
Don Ennio Stamile, referente di Libera Calabria, affronta la problematica dell’Immigrazione prima di tutto da un punto di vista storico e filosofico: “questa visione ci consente di guardare al fenomeno nel suo insieme con una componente fondamentale che è quella del coraggio. L’auspicio è che questo tavolo diventi permanente e che si arricchisca del punto di vista di chi è rimasto nella propria terra e che insieme questa riflessione sia da pungolo alla politica”.
A tirare le somme prima della chiusura dei lavori, affidati all’assessore regionale al Lavoro e Welfare, Federica Roccisano, il presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti.
“Il tema dell’immigrazione, in vista della campagna elettorale, sarà un elemento divisivo: si deve quindi evitare ogni strumentalizzazione. Quello che serve – dice Lusetti – è un pensiero ed un’azione lunga, di controcultura e controinformazione perché di questo c’è davvero bisogno. Questa non è una battaglia come tante altre, ma è una battaglia che ha un valore strategico per l’affermazione e lo sviluppo, la riaffermazione dei valori costitutivi della cooperazione. “Nel tentativo di semplificare il nostro linguaggio, dobbiamo lanciare messaggi forti e decisi per contrastare negatività con una comunicazione positiva – conclude Lusetti. Questa esperienza calabrese è un punto di partenza per la creazione di un format da diffondere a livello nazionale, attraverso cui Legacoop e l’Alleanza delle cooperative parleranno di immigrazione in maniera univoca nei prossimi mesi”.
“Non possiamo dimenticare che la nostra terra è crocevia dell’umanità. Dobbiamo assumerci l’onere e la responsabilità di contaminare gli altri territori: a questo serve raccontarci – ha affermato l’assessore Roccisano - le buone pratiche devono essere perfettamente replicabili da un territorio all’altro, senza mai perdere di vista la memoria di quello che siamo stati. Non dobbiamo commettere il peccato dell’indifferenza: chi fa politica, associazionismo, volontariato deve avere la responsabilità del fare”.