Tentato duplice omicidio, pesanti condanne per mandante ed esecutore
La richiesta del pm è stata accolta. Il mandante e l’esecutore sono stati condannati e interdetti dai pubblici uffici.
È la questa la decisione per il caso del duplice tentato omicidio di Giuseppe Morello e Pasquale Saladino, avvenuti nel 2011 a distanza di un mese l’uno dall’altro, a Lamezia Terme.
Il Gup Giovanna Gioia ha condannato Angelo Francesco Paradiso, alias “Ciccuzzu”, ritenuto l’esecutore materiale dei due tentati omicidio, a 16 anni di reclusione, e a 13 anni e 4 mesi Pasquale Carnovale.
Entrambi, giudicati con rito abbreviato, sono considerati esponenti delle “nuove leve” della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti il 19 novembre 2011 Carnovale avrebbe guidato lo scooter con a bordo Paradiso, affiancando l’auto di Morello e colpendolo. La vittima è rimasta ferita da tre dei nove colpi di pistola esplosi.
Il secondo tentato omicidio contestato a Paradiso è quello avvenuto l’undici dicembre del 2011 davanti a un circolo ricreativo di via dei Bizantini. L’archivista del tribunale Pasquale Saladino, attinto da sei dei 9 colpi, venne ferito e con lui anche un giovane di 14 anni preso di striscio a un piede.
Dopo l’omicidio di Vincenzo Torcasio ucciso in un campo di calcetto e del figlio Francesco (freddato in auto in via Misiani) assassinati rispettivamente il 7 giugno e il 7 luglio del 2011, il gruppo delle “nuove leve” del clan Giampà avrebbe ottenuto il via libera dal boss Giuseppe Giampà (poi divenuto collaboratore di giustizia) per le estorsioni nel quartiere Capizzaglie di Lamezia, storica roccaforte dei Cerra-Torcasio-Gualtieri.
All’origine dei due attentati, secondo gli inquirenti, lo scontro tra “vecchie” e “nuove” leve nello spaccio di sostanze stupefacenti a Lamezia Terme.
Morello, sostengono gli investigatori, avrebbe infastidito le nuove leve dedite dello spaccio, un gruppo di cui avrebbe fatto parte Paradiso ma anche Umberto Egidio Muraca, Nino Cerra e Pasquale Carnovale.
Alle indagini poi si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare Umberto Egidio Muraca, ma anche Luca Pirania e Luciano Arzente, che hanno indotto gli inquirenti a portare alla luce le modalità dei tentati omicidi.