Aziende boschive della Calabria in difficoltà, Coldiretti: ecco come aiutarle

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Le aziende boschive contribuiscono all’economia montana legata alla selvicoltura ma fanno i conti con le difficoltà legate alla depressione del settore, all’aumento dei costi di produzione ed alla riduzione dei prezzi di vendita del legname.

È questo il messaggio che lancia il presidente della Coldiretti calabrese, Pietro Molinari, ribadendo come l’associazione di categoria concentri proprio la sua attenzione sulle difficoltà che si incontrano su “scala regionale” e che se affrontate potrebbero favorire lo svolgere dell’attività delle imprese boschive nelle aree interne e montane.

Ecco le richieste che Coldiretti, dunque, rivolge al Presidente Oliverio e alla Struttura dipartimentale guidata da Siviglia. Per prima cosa, secondo gli agricoltori, occorre dare organicità alle misure che dovrebbero rendere più efficienti e celeri le procedure amministrative, in modo da restituire alle aziende il tempo da dedicare a “quello che conta”.

“Infatti – sottolinea Molinari - c’è un groviglio di burocrazia e di documentazione nella elaborazione degli strumenti di gestione e di utilizzazione del bosco, accentuata dalla carenza delle strutture amministrative preposte alla istruttoria ed al rilascio delle autorizzazioni previste dalla normativa”.

Gli adempimenti relativi ai piani di gestione, nulla osta relativi alle pratiche afferenti il PSR, e le autorizzazioni al taglio – chiarisce ancora il numero uno di Coldiretti - sono numerosi e complessi e onerosi, mentre il personale è insufficiente, e scarse sono le dotazione di mezzi e strumenti. Spesso dopo una comunicazione di assenso intervengono sospensioni per aspetti di scarso peso o di carattere formale che però bloccano l’attività delle imprese boschive”.

Cosa fare allora? Secondo l’associazione uno snellimento reale delle procedure e l’utilizzo delle autocertificazioni rese dal richiedente e dal tecnico sarebbe una prima soluzione.

“Altro aspetto importante - prosegue Molinari - riguarda lo spostamento dell’epoca di taglio dal 15 al 30 giugno. Negli ultimi anni a causa delle avverse condizioni meteoriche legate soprattutto alle piogge i boschi sono stati impraticabili sino a circa il 20 maggio, per cui le imprese boschive hanno avuto appena un mese di tempo per le operazioni di taglio e ciò non consente di sostenere economicamente l’attività. La soluzione è di consentire l’esbosco nel mese di luglio”.

Per gli agricoltori sarebbe necessario, inoltre, permettere di utilizzare la comunicazione, oggi prevista per superfici inferiori a 2 ha, fino a 5 ettari. Spesso la comunicazione impone la predisposizioni di elaborati (planimetria georeferenziata, relazione ecc. ) per cui bisogna far ricorso ad un tecnico “il cui costo – ribadisce la Coldiretti - non è giustificato dal ricavo del taglio di due ettari. La stessa comunicazione, comunque, dovrebbe essere semplificata e non contemplare la produzione di elaborati tecnici”.

Anche il ritardo nell’approvazione dei Piani di Gestione, dei Piani di taglio pluriennali ed il rilascio dei nulla-osta relativi ai progetti afferenti il Psr ostacolerebbero l’attività delle imprese boschive che sono spesso impegnate nella esecuzione delle migliorie forestali previste dalle misure attivate con i progetti.

“Sono problemi a portata di mano che si possono risolvere velocemente – ribadisce Molinari - con il potenziamento delle strutture burocratiche interessate e con leggere modifiche del Regolamento per l’utilizzazione dei boschi che dovrebbe meglio chiarire anche gli aspetti relativi alla esecuzione delle migliorie forestali. A volte, basta poco, solo piccole modifiche - chiosa - che faciliterebbero molto il lavoro di tante aziende boschive che vogliono operare correttamente in linea con le norme vigenti".