Carte di credito clonate e negozi compiacenti, sette arresti

Vibo Valentia Cronaca

Sono sette le persone arrestate e otto quelle denunciate a piede libero nell’ambito di un’operazione scattata alle prime luci dell’alba e portata avanti dai militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, in collaborazione con il personale dei Comandi Provinciali di Bologna, Pescara e Vibo Valentia su disposizione della Procura della Repubblica di Velletri.

I finanzieri stanno infatti eseguendo delle ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti degli indagati ritenuti responsabili, in tutto il territorio nazionale, di reati come l’illecito utilizzo di carte di credito clonate.

L’operazione ha portato alla luce un sistema ben strutturato che si occupava di reperire sui canali nazionali e internazionali i codici relativi alle carte clonate ad ignari titolari, e poi utilizzate in negozi compiacenti che permettevano di “strisciare” restituendo in contanti parte delle somme. Il totale delle transazioni ammonta a circa un milione di euro.

Il blitz di oggi rappresenta il culmine dell’importante attività di tutela del cittadino nell’utilizzo dei moderni mezzi di pagamento.

L’indagine è scattata a seguito di una comunicazione inviata dall’Ufficio sicurezza della società Nexi (già Cartasì), che gestisce il circuito di pagamento con moneta elettronica, e nella quale sono stati segnalati dei tentativi di pagamento effettuati presso un’azienda di autotrasporti di Pomezia risultati anomali per l’entità dell’importo e l’origine estera della banca che aveva emesso le carte utilizzate.

L’informazione è arrivata al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ed il Gruppo Antifalsificazione Monetaria e degli altri mezzi di pagamento (il GAM) ha esaminato le modalità con cui è stata eseguita l’operazione, approfondendo il profilo dei soggetti emergenti.

I PAGAMENTI SOSPETTI E I COMMERCIANTI COMPIACENTI

I militari hanno quindi scoperto che alcune carte di credito erano state già usate per effettuare pagamenti, in frode, in altre località d’Italia. Gli indagati, molti dei quali di origine calabrese, erano già noti per operazioni sospette antiriciclaggio assegnate per gli sviluppi investigativi allo stesso reparto delle Fiamme Gialle che, come noto, su questo versante opera a livello nazionale.

Le indagini sui flussi finanziari hanno consentito di correlare le singole condotte illegali ed i relativi responsabili con le informazioni provenienti dagli istituti di credito e con quelle esaminate in relazione alle segnalazioni di operazioni sospette.

Proprio dall’esame di alcune di esse i militari hanno scoperto una movimentazione anomala di novemila euro, bonificata da un agriturismo (punto compromesso) a favore di uno degli indagati che era in possesso di una carta clonata.

Le informazioni hanno consentito di scoprire un quadro completo delle frodi commesse e di avviare delle attività di intercettazione più “penetranti”, arrivando ad ampliare il novero dei soggetti compiacenti e di scoprire il modus operandi attuato dai presunti membri del sodalizio.

I pagamenti sarebbero stati effettuati in un negozio il cui proprietario con pos sarebbe stato appunto disponibile, così da effettuare i “pagamenti”, consistenti, e contestualmente ottenere dallo stesso la restituzione del denaro della transazione decurtato di una percentuale trattenuta dal titolare dell’esercizio.

Successivamente sono stati effettuati tentativi di pagamento con diverse carte di credito dapprima per importi irrisori per verificare il funzionamento della moneta elettronica e, solo in caso positivo, per importi più consistenti.

L’ACQUISTO DA 500 MILA EURO

In una circostanza gli indagati avrebbero provato ad eseguire, senza successo, presso un rivenditore di auto, un pagamento da 500 mila euro con una carta intestata ad un cittadino degli Emirati Arabi.

Le risultanze delle attività tecniche eseguite, in questo caso, sono state riscontrate presso i gestori dei circuiti di pagamento con i quali il Gam ha rapporti istituzionali quotidiani e ciò, molto spesso ha consentito di bloccare il pagamento in frode, oltre che identificare i punti di pagamento compromessi.

I codici relativi alle carte clonate non hanno interessato soltanto vittime italiane ma anche soggetti residenti in paesi dell’Unione Europea e in altre parti del mondo.

Anche in questo senso, la conoscenza dei meccanismi della cooperazione internazionale ha consentito di risalire agli intestatari e ricostruire i loro spostamenti in Italia per confermare ulteriormente che nel periodo in cui erano state utilizzate gli stessi non si trovavano in Italia.

Le indagini, svolte con appostamenti, pedinamenti, analisi di segnalazioni di operazioni sospette inviate dagli istituti bancari, intercettazioni telefoniche e telematiche, hanno consentito di raccogliere numerosi indizi di colpevolezza ulla frode.

Le prove si sarebbero arricchite ulteriormente grazie alle perquisizioni effettuate in tutta Italia, nel corso delle quali sono stati ritrovati e sequestrati diversi notebook, smartphone e tablet dalla cui analisi i finanzieri hanno potuto reperire nuovi elementi di dettaglio.