Norma sull’incompatibilità, Censore (PD): «E’ un provvedimento incostituzionale»
«Ma quale stagione nuova di cambiamento e sviluppo? Per ora, è evidente, la Calabria deve attendere. I proclami che hanno accompagnato la loro campagna elettorale e che continuano ad echeggiare nell’aria non si sono ancora trasformati in fatti, in atti concreti e tangibili. Tuttavia, bisogna riconoscere che la Giunta regionale guidata da Scopelliti e l’intera maggioranza di centrodestra per questo Natale hanno inteso fare un regalo a tutti i calabresi: una sorpresa che, però, di lieto ha davvero poco e che, invece, ha il sapore della classica beffa che si aggiunge al danno». E’ quanto afferma il Consigliere Regionale del PD Bruno Censore, che, tornando sul Bilancio, sposta le attenzioni sull’istituzione dell’IRBA, prima di soffermarsi sulla norma che elimina l'incompatibilità tra la carica di Consigliere Regionale e quella di Presidente di Provincia, Sindaco o Assessore Comunale. «Con l’istituzione dell’IRBA (Imposta regionale sulla benzina per autotrazione) la giunta Scopelliti ha disposto l’aumento del carburante di oltre 2 centesimi al litro, un provvedimento che a marzo sarà accompagnato da un aumento della addizionale IRPEF. Si è dato il via all’aumento della tassazione, ma a fronte di questo non ci sono gli investimenti necessari, specie sulle imprese che sono quelle che pagano, producono e realizzano e che oggi sono allo stremo e che per adesso debbono accontentarsi di un esiguo fondo di garanzia. E poi, per quanto concerne l’istituzione del servizio idrico integrato regionale, che passa dalla soppressione degli ATO provinciali, visto e considerato che l’acqua è un bene pubblico e che la questione ha una valenza strategica, ci saremmo aspettati che la Giunta regionale, responsabilmente, dopo aver aperto un confronto con Comuni e Province, discutesse l’argomento attraverso un provvedimento ad hoc e non inserito nel Bilancio. E’ chiaro, quindi, che è stato licenziato un Bilancio che non guarda al futuro, dentro al quale manca la programmazione, mancano scelte chiare e decise: insomma, è un Bilancio che non ha la lungimiranza necessaria per rilanciare lo sviluppo e poi, come se tutto ciò non bastasse, accogliendo un emendamento proposto da una parte ben identificabile del centrosinistra, nel Collegato è stata inserita una norma vergognosa, lontana dai principi etici della buona politica: l’annullamento dell’incompatibilità tra la carica di Consigliere Regionale e quella di Presidente di Provincia, Sindaco o Assessore comunale». «Se, da un lato - spiega Censore - è vero che le Regioni beneficiano di una competenza normativa concorrente che permette loro di disciplinare i casi di ineleggibilità e incompatibilità dei Consiglieri regionali, dall’altro lato è altrettanto vero che tale competenza debba svolgersi nell’alveo dei principi fondamentali e ineludibili stabiliti dalla legge statale. E’ evidente che ci troviamo dinanzi ad un provvedimento che è palesemente incostituzionale, come attestano due pronunce della Corte Costituzionale, contenute nella sentenza numero 201 dell’11 giugno 2003 e nell’ordinanza n.223 del 24 giugno 2003, in relazione all’ineleggibilità e all’incompatibilità alle cariche elettive, sia nazionali che locali. Siamo certi, quindi, che il Governo centrale solleverà la questione dinanzi la Corte Costituzionale e che la stessa procederà con l’annullamento di questa stortura. In più, ove fosse necessario, come Partito Democratico chiederemo ai calabresi di cancellare, attraverso un referendum abrogativo, tale norma e appellandoci anche a quella parte di centrodestra che sulla questione ha sollevato più di un dubbio faremo di tutto per evitare di restare impelagati in vecchie logiche che dovrebbero appartenere al passato e che tanti danni hanno cagionato alla Calabria. Al di la dell’aspetto normativo, infatti, quello che è accaduto con l’inserimento nel collegato di una norma che elimina l'incompatibilità è indecente, insopportabile per ragioni politiche e amministrative. Quello dei doppi (e tripli) incarichi, oltre ad essere un chiaro esempio di malcostume politico, è anche un ostacolo alla partecipazione, al rinnovamento, all’ingresso di forze nuove in politica. La responsabilità della cosa pubblica deve essere collettiva: per questo – conclude Censore - ho detto e continuerò a dire no ad una norma che incentiva i particolarismi, che asseconda e sostiene le oligarchie a riprodurre se stesse».