Movimento sovranità: “Mercato ittico e Fortini emblemi di una gestione approssimativa”
“Il Mercato Ittico al Porto ed i Fortini di Pentimele sono due simboli accomunati dall’evanescente azione amministrativa in corso. Sono i due emblemi di una gestione approssimativa e fallimentare della cosa pubblica nella Reggio Calabria degli anni più recenti, entrambi interessati da importanti interventi strutturali riqualificanti, ma di fatto ad oggi resi indisponibili per l’intera collettività”.
Tuona così il Movimento Nazionale per la Sovranità di Reggio Calabria.
Il Mercato del pesce per il quale nel febbraio 2017 fu previsto “un investimento di circa 1 milione di euro a valere su fondi Ue” riferisce ancora la nota “è una struttura innovativa con 10 postazioni inutilizzate chiusa senza alcuna minima forma di gestione con tutte le conseguenze che ciò comporta sul piano della manutenzione e dei rischi di deterioramento dell’opera”.
“I Fortini di Pentimele sono l’altro simbolo tangibile del degrado istituzionale in cui si ritrova la nostra città – avanza la nota - collocati nella parte collinare di Reggio con una valenza panoramica sullo stretto che non ha eguali, da anni sono stati considerati fondamentali per l’arricchimento dell’offerta turistica della città. L’Amministrazione Falcomatà, anche qui, se da un lato ha “beneficiato” di un’inaugurazione scaturita da un progetto di riqualificazione proprio della visione strategica di sviluppo turistico delle Amministrazioni Scopelliti-Arena, dall’altro lato ha fatto i conti con sè stessa, con i limiti di competenze e di pianificazione intrinseci alla propria classe dirigente. Manifestazioni di interesse per una gestione permanente delle strutture pensate senza alcuna logica amministrativa sono tutte fallite e al di là di sporadiche iniziative di intrattenimento (come quella musicale pensata per la festa del primo maggio), l’intero complesso dei fortini è abbandonato al proprio destino e nell’oblio generale che attanaglia la vita sociale ed economica della nostra città. Le procedure di appalto per la costruzione della strada di collegamento, basilare per qualsivoglia uso e fruizione dell’opera, segue i tempi biblici a cui ci hanno abituato Falcomatà e la sua giunta, tenendo in questo modo in ostaggio del tempo che passa inesorabilmente il futuro e le prospettive di innovazione di cui Reggio necessita”.
“Sotto gli occhi e il giudizio dell’intera cittadinanza, che esprime indignazione e rammarico di inefficienze continuamente perpetrate, Falcomatà e i suoi collaboratori stanno tentando disperatamente e goffamente di sopravvivere giorno per giorno sulla pelle dei reggini, che – chiosa nota - ormai vivono fino in fondo le conseguenze di questa incapacità manifesta sempre più conclamata, ma che come si è appurato alle elezioni nazionali del 4 marzo, hanno finalmente aperto gli occhi e si apprestano a superare l’incantesimo della svolta promessa e fallita”.