L’asse della droga tra Ossola, Svizzera e Calabria: 13 arresti, svelata la rete della ‘ndrangheta
Ossola, Svizzera e Calabria: detta così parrebbe quasi un itinerario turistico, ma in realtà parliamo di un vero e proprio “asse” su cui si muovevano interessi legati a droga e armi. Come sempre, e ancora una volta, la ‘ndrangheta al centro con la sua ‘longa manus’ nell’apparentemente asettico Piemonte e, come si vedrà, anche nella vicina Confederazione Elvetica.
Tutto ruota intorno alla figura di un presunto broker della droga: Giovanni Rosario Russo, soggetto già coinvolto in passato - erano gli anni Novanta - in alcune attività criminose per le quali erano già state effettuate delle operazioni che avevano portato al suo arresto.
La presenza nelle indagini di questo personaggio ha insospettito gli inquirenti che da lui sono partiti per arrivare oggi all’operazione “Santa Cruz”, inchiesta che prende spunto proprio da un tentativo di Russo, risalente al 2015, di entrare illegalmente e con un passaporto falso in Bolivia, dove fu poi bloccato dalla polizia, esattamente nell’aeroporto di Santa Cruz della Sierra (LEGGI).
Il fatto che l’uomo provasse ad arrivare nel paese sudamericano, per gli investigatori sarebbe stato un chiaro segnale che stesse programmando un carico di cocaina, visti i suoi rapporti con persone legate al traffico di stupefacenti.
L’indagine avrebbe poi confermato il suo ruolo: ritenuto capo del sodalizio e vero e proprio broker della droga, sarebbe stato coinvolto in quella che viene definita come “un'intensa, prolungata e continuata attività di cessione, acquisto e detenzione a fini di spaccio” di cocaina e marijuana, un’attività svolta anche grazie ad altre persone residenti in Ossola, in Calabria, nella vicina Svizzera e in Lombardia.
LA RETE E I COLLEGAMENTI CON LA ‘NDRANGHETA
La rete sarebbe stata composta oltre che Russo anche da Marcello Lanfranchi (pluripregiudicato e volto noto alle forze dell’ordine) considerato il “punto saldo e uomo di fiducia” del Capo; da Giovanni Praticò (pregiudicato per reati di stupefacenti e ritenuto appartenente alla 'ndrangheta); e Mario Rodà (pregiudicato per traffico di droga e porto abusivo di armi). A loro spettavano il compito di smerciare lo stupefacente nella vicina Svizzera, dove risiedevano.
Poi da Diego Manuardi (pluripregiudicato) considerato uomo di fiducia del latitante e “anello di congiunzione” tra il questi e i fornitori di droga residenti in Calabria.
Ad Ossola, avrebbe collaborato invece con Lanfranchi una “batteria” di spaccio al dettaglio, composta - sempre secondo gli inquirenti - da Claudio Roperti, Francesco Infurna, Andrea Tondetta, Rocco Bottone e Francesco Arì.
Nella rete degli investigatori sono finiti anche Pietro Rocco Condemi, di Reggio Calabria; Annunziato Iaria, di Roghudi (sempre nel reggino), pregiudicato per associazione mafiosa e ritenuto affiliato alla cosca Maesano-Pangallo; infine, Francesco Barbaro, che risiede in Lombardia ma è legato da vincoli di parentela alle storiche famiglie dei Barbaro e Papalia, tutte originarie di Platì e radicatesi nel nord Italia.
Condemi e Rosà erano già stati arrestati in flagranza in una prima fase delle indagini: il primo poiché trovato con un chilo e duecento grammi di marijuana, il secondo invece con 300 grammi di cocaina.
I CANALI DI APPROVVIGIONAMENTO
Per approvvigionarsi della droga il gruppo utilizzava vari canali. Un primo sarebbe stato retto da Condemi, giovane rampollo della cosca Caridi, e un secondo da Iaria.
In alternativa anche da Francesco Barbaro, che operava nel milanese, anche lui ritenuto legato ad alcune famiglie di ‘ndrangheta che tradizionalmente operano in Lombardia.
Dunque, l’attività principale del sodalizio sarebbe stata l’acquisto, vendita e detenzione ai fini di spaccio di droga.
Durante l’esecuzione degli arresti sono stati sequestrati svariati telefoni cellulari e schede Sim, utilizzati dal gruppo per comunicare tra di loro; inoltre è stata sequestrata della marijuana e due strumenti necessari alla pesatura.
Le misure cautelari - tutte in carcere - hanno raggiunto in totale 13 persone, sebbene ne siano state eseguite solo 12 dato che uno si è reso irreperibile e sono tutt’ora in corso le sue ricerche. Anche un’altra persona è indagata ma in stato di libertà ed oggi è stata oggetto di una perquisizione domiciliare.
Il blitz è scattato stamattina ed è stato eseguito dalla Polizia di Frontiera del Commissariato di Domodossola con la collaborazione delle Questure di Verbania, Milano e Reggio Calabria.
L’indagine “Santa Cruz”, durata più di un anno, è stata coordinata dal Sostituto Gianluca Periani della Procura della Repubblica di Verbania.