Armi dall’oriente, droga dal Sudamerica e soldi in nord Europa: scacco alla ‘ndrangheta internazionale
Un’inchiesta che secondo il procuratore Capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, non ha precedenti per ampiezza e che nasce grazie ai collegamenti tra le autorità del Belgio e dell’Italia, sviluppandosi tra la Germania (dove hanno operato più procure) e il Portogallo per quanto riguarda gli investimenti di ingenti risorse finanziarie.
Ed i numeri dell’operazione Eureka (QUI), così l’hanno battezzata gli inquirenti, parlano chiaro quanto ad imponenza: 108 indagati, 85 dei quali finiti in carcere; decine di questi eseguiti all’estero; oltre tre le tonnellate di coca sequestrate su un giro di almeno sei tonnellate di polvere bianca importata; circa 25 milioni di euro, infine, il valore dei beni sottoposti anch’essi a sequestro tanto nel nostro paese quanto in Portogallo, Germania e Francia.
L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia calabrese, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo diretta dal Procuratore Giovanni Melillo, si è sviluppata nell’ambito di due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la Dda di Reggio e le Procure tedesche di Monaco, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra sempre tra la Distrettuale dello Stretto e l’Ufficio del Giudice Istruttore del Limburg ed il Procuratore Federale di Bruxelles, che sono state costantemente e per un lungo arco temporale, coordinate da Eurojust.
In contemporanea le autorità belghe e tedesche hanno così eseguito rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle autorità locali, a carico di altri indagati per reati di narcotraffico e riciclaggio.
Nello stesso ambito, e date le convergenze investigative con altre investigazioni delle Dda di Genova e Milano (QUI), sono scattate 15 misure per altrettanti indagati in Liguria e 38 in Lombardia.
I NIRTA IN BELGIO
Le investigazioni reggine sono partite nel giugno del 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la Polizia federale belga che stava indagando su alcuni soggetti riferibili alla cosca Nirta di San Luca (nel reggino) attiva a Genk (in Belgio), e dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.
Le attività dei carabinieri - inizialmente orientate verso la famiglia “Strangio fracascia” di San Luca, e riconducibile agli stessi Nirta - sono state estese progressivamente a diverse famiglie dello stesso centro aspromontano, interessando la locale di ‘ndrangheta di Bianco.
In quest’ultimo contesto sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerosi acquisti di grosse quantità di cocaina per il mercato locale (poi non concretizzatesi per il mancanza accordo con i fornitori), si è scoperta la detenzione e il porto di armi da guerra, così come si è il reinvestimento di capitali ritenuti illeciti in attività imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e quello immobiliare.
LE ARMI DAI PAKISTANI AI BRASILIANI
Gli inquirenti, poi, hanno approfondito il contesto che riguarda Rocco Morabito, meglio noto come “Tamunga” (QUI), ex latitante di massima pericolosità arrestato in Brasile nel maggio del 2021, insieme a Vincenzo Pasquino (QUI), all’epoca latitante per la DDA di Torino.
Anche in quella circostanza le investigazioni poterono contare su un’ampia collaborazione internazionale, tra gli altri, con la Polizia Federale Brasiliana, l’Fbi e la Dea statunitensi e l’Interpol.
Proprio durante le indagini che la cattura di Morabito e volte ad accertare nuove organizzazioni di narcotraffico internazionale che potessero essere riferibili a quest’ultimo, sarebbe emerso che il emerso che il gruppo riconducibile appunto a “Tamunga” fosse attivo anche nella compravendita di armi.
Secondo gli inquirenti il clan avrebbe infatti offerto un container di armi da guerra (da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pakistani) a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente nel porto di Gioia Tauro.
Si sarebbe poi fatta luce sul presunto circuito di favoreggiatori che - tra il 2019 e il 2021 - abbiano garantito sostegno logistico ed economico della latitanza di Morabito.
I CONTATTI COL CLAN DEL GOLFO
Quanto al traffico internazionale di droga sarebbe inoltre emersa l’operatività di tre associazioni contigue alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero.
Secondo gli investigatori, i tre gruppi, anche in sinergia tra loro, si sarebbero riforniti direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, e sono risultate in grado di gestire un canale di importazione della droga dal Sud America all’Australia, dove il prezzo di vendita dello stupefacente è sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.
Sono stati infatti registrati contatti con esponenti del clan del golfo, preminente organizzazione paramilitare Colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale.
E numerosi sono state le importazioni di stupefacente via mare, avvenuti trai porti di Gioia Tauro, Anversa e Colon, che hanno permesso di accertare come tra il maggio 2020 ed il gennaio 2022, siano stati movimentati oltre 6mila kg di cocaina, dei quali più di 3mila finiti sotto sequestro.
I flussi di denaro riconducibili alle compravendite della droga sarebbero stati gestiti da organizzazioni composte da stranieri, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che avrebbero spostato denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di soldi hanno interessato paesi come il Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.
Si calcola siano circa 22,3 i milioni di euro spostati con queste modalità, parte dei quali reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, o utilizzati per avviare e finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, dove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.
L’APPORTO DI EUROJUST
Nelle operazioni Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il membro nazionale italiano Spiezia, grazie ad un costante raccordo operativo con le altre Autorità giudiziarie straniere coinvolte, e, oltre che mediante la costituzione delle squadre investigative istituite nel procedimento penale, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.
Importantissimo si è rivelato lo strumento delle Squadre Investigative Comuni che, anche grazie alla autorevolezza ed alla fiducia verso la Direzione Distrettuale Antimafia reggina in ambito europeo, ha consentito di svolgere contemporaneamente ed in collegamento le indagini nei vari Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte indagini.
Le attività investigative, coordinate grazie anche alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con diverse polizie estere e supportate dalla DCSA, da Interpol- progetto I-CAN, da Europol, dalla rete @ON e dalla US-DEA.
L’OPERAZIONE
L'operazione è stata coordinata dal procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Diego Capece Minutolo e Giovanni Calamita. Le ordinanze sono state firmate dai Gip Karin Catalano, Claudio Treglia, Vincenzo Quaranta e Valerio Trovato.
IL FILONE GENOVESE
Nel contesto dell’inchiesta, i Ros e la Direzione Investigativa Antimafia di Genova, col supporto dei Carabinieri di Savona, Bologna, Milano, Monza, Roma e Reggio Calabria, hanno eseguito delle misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale ligure, nei confronti di quindici indagati, tra cui due di origine croata e serba, ritenuti rispettivamente il referente del sodalizio della Colombia ed intermediario in Italia tra l’organizzazione indagata ed i fornitori sudamericani, ed un latitante sottrattosi alla esecuzione di precedenti provvedimenti a suo carico.
Quattro dei coinvolti sono accusati di aver fatto parte di una associazione per delinquere, che si ritiene fosse diretta da Pietro Fotia (attualmente detenuto a seguito di una condanna in primo grado per una turbativa d’asta aggravata dal cosiddetto metodo mafioso) e Rocco Morabito (anch’egli già detenuto per altro, a cui sono contestati reati avvenuti durante la sua latitanza), operativa anche in Liguria e finalizzata all’ importazione dal Sud America e dalla Spagna, all’acquisto, trasporto, commercio, cessione, vendita ed detenzione di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina.
Gli indagati sarebbero stati anche in grado di impiegare esperti in chimica che risiedono all’estero per il taglio della sostanza stupefacente.
Gli investigatori spiegano che il traffico sarebbe stato programmato ed organizzato tramite l’utilizzo di apparecchi telefonici abilitati a comunicazioni di tipo criptato e di una piattaforma che garantisce un sistema di cifratura per i messaggi.
Nelle comunicazioni gli indagati avrebbero anche utilizzato appositi nicknames corredati da fotografie che spesso riproducevano dello stupefacente. L’arresto in Spagna del 28 ottobre 2020 di un corriere dell’organizzazione, a cui sono stati sequestrati 32 kg di cocaina, avrebbe costituito un riscontro all’analisi delle chat.
Analisi che ha permesso di accertare nel corso del 2020 e sino al marzo 2021 diverse operazioni di importazione, acquisto e detenzione di droga. In particolare, sono state individuate almeno due importazioni di cocaina dalla Spagna di 31 kg e 50 kg.
Ai coinvolti sono stati anche contestati altri dieci episodi di acquisto - in due circostanze, da fornitori stranieri -, così come la detenzione, offerta in vendita di quantitativi di cocaina anche fino a 150 chilogrammi, eroina e hashish per oltre 287 kg, cocaina, 100 kg di eroina e 50 di hashish.
L’indagine si è avvalsa dell’assistenza giudiziaria di Francia e Spagna per il tramite di Eurojust, del contributo informativo assicurato da Europol nonché della cooperazione internazionale ottenuta nell’ambito dei progetti di contrasto alla criminalità di matrice ‘ndranghetista, @ON dell’Unione Europea ed I-CAN (Interpol Cooperation Agaist ‘Ndrangheta).
Quanto all’esecuzione delle ordinanze, preziosa si è rivelata la collaborazione delle autorità tedesche che hanno eseguito l’arresto di un indagato localizzato in Germania. Altre autorità estere stanno collaborando nella esecuzione dei provvedimenti coercitivi.
Gli arresti di oggi sono stati operati contestualmente all’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di circa 150 indagati, da parte delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria e Milano, titolari di inchieste molto più ampie ed articolate, aventi profili di connessione e collegamento con l’indagine della Dda di Genova.
L’attività delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio, Milano e Genova è stata coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia Antiterrorismo.
La Dda ligure procede anche per il reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal metodo mafioso, riguardante una società di costruzioni ed una operante nel settore ortofrutticolo, entrambe con sede nel savonese.
La titolarità delle quote delle due società sarebbe stata attribuita fittiziamente a due prestanome per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per il riciclaggio di danaro.