Milano “capitale” italiana della droga: l’ascesa di Bruzzaniti da Africo alla Metropoli

Calabria Cronaca

Direttamente collegata con le altre indagini seguite stamani dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova e Reggio Calabria (QUI), di cui ne costituisce un rilevante filone, è l’operazione Money Delivery (QUI), che è scattata in contemporanea a Milano dove la Guardia di Finanza ha arrestato trentotto persone, che sono finite in carcere, mentre altre due sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

L’indagine della Dda lombarda avrebbe fatto luce su due associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti. In pratica, documenterebbe i presunti affari di Bartolo Bruzzaniti, soggetto originario di Africo.

Secondo l’accusa l’uomo avrebbe infatti gestito quest’ultimi sia con una ’associazione del Nord Italia, in cui si ritiene rivestisse il ruolo di promotore, e dove avrebbe acquistato droga da altre due persone, Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, così da rifornire le associazioni del posto; e sia nelle diverse associazioni attive nel napoletano e nel reggino.

In particolare con la cosiddetta associazione lombarda”, che sempre secondo gli inquirenti sarebbe stata composta da numerosi soggetti di diretta espressione ‘ndranghetista, ed in cui avrebbe ricoperto un ruolo di vertice, lo stesso avrebbe operato sulla intera piazza del capoluogo lombardo riuscendo a rifornire gruppi criminali con delle consistenti importazioni di stupefacente dall’estero (principalmente dal Nord-Europa) per poi stoccarla in dei magazzini a Gerenzano (in provincia di Varese).

Tra le altre consorterie rifornite viene menzionata quella capeggiata da Flachi, recentemente condannato a anni venti di reclusione; quella capeggiata da Fasano, oggetto del presente procedimento; e altre ancora.

L’indagine dà conto poi della centralità del mercato milanese come vero e proprio epicentro per l’importazione, l’occultamento e smistamento dello stupefacente: “non problema compa' Milano se abbiamo prezzo prendo città e tutta - compa se ho prezzo Milano statevi sereno che li mandiamo a pensione - compa i grossisti di Milano per il 70% sono tutti amici miei da 30 annisi legge infatti in una intercettazione.

I LEADERS DEL MERCATO

Da un altro lato, poi, le investigazioni avrebbero evidenziato il ruolo di primaria importanza che rivestirebbero gli uomini considerati appartenenti o vicini alla ‘ndrangheta, definiti come “veri e propri leaders del mercato della droga” nel territorio nazionale.

E proprio il radicamento storico sul territorio lombardo della famiglia africota dei Bruzzaniti e la rete relazionale coltivata nel corso dei decenni, gli avrebbe consentito di divenire l’importante se non unico punto di riferimento delle organizzazioni criminali che controllano le più importanti piazze di spaccio dell’area metropolitana.

Questa storia criminale - sostengono difatti gli inquirenti – avrebbe consentito ai Bruzzaniti di divenire il principale punto di riferimento dell’organizzazione campana rappresentata - secondo la prospettazione dell’accusa - da Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, definiti dei “veri e propri broker a livello mondiale dell’importazione della droga”.

Numerosi sono stati i carichi di stupefacente importati, tramite proprio i due presunti broker internazionali, dal Nord Europa per poi essere stoccati in depositi in Lombardia; tra questi è stato possibile quantificare 645 kg di cocaina, 240 kg di hashish e 30 kg di chetamina.

Nel corso delle indagini, in particolare, è stata ricostruita una vera e propria operazione di “ristrutturazione” del business del traffico di droga in territorio nazionale, per migliorare la logistica e la gestione dei pagamenti.

LA JOINT VENTURE

Entrando nel dettaglio, si sarebbe documentato come l’organizzazione lombarda abbia deciso di strutturare, a questo scopo, una “joint venture” con i due broker campani su input di questi ultimi, e finalizzata ad importare ingenti quantitativi di stupefacente destinato al mercato lombardo, capitolino, campano, calabrese e siciliano, avvalendosi di un comune e collaudato sistema di trasporto dall’Olanda all’Italia tramite dei TIR, procedendo al pagamento della droga da distribuire in proprio, solo a destinazione raggiunta.

Una “joint venture” che gli investigatori ritengono sia stata propiziata dai rapporti personali sussistenti tra i soggetti campani e calabresi.

L’ipotesi è che Bartolo Bruzzaniti, infatti, dopo aver favorito e finanziato la latitanza di Rocco Morabito, abbia offerto il suo aiuto a Raffaele Imperiale quando questi era latitante, proponendogli un rifugio sicuro in Costa d’Avorio.

Inoltre, vi sarebbe stato un interesse dell’associazione di Imperiale ad estendersi sul mercato lombardo, sulla scorta di valutazioni economiche e logistiche, che lo avrebbero portato una cointeressenza proprio con Bruzzaniti, “detenendo quest’ultimo, storicamente, l’esclusiva per la distribuzione dello stupefacente destinato a sodalizi di ‘ndrangheta in Lombardia, atteso il controllo delle varie piazze di spiaccio sul territorio regionale, tra le quali anche quello egemone nella zona milanese della Comasina”, affermano ancora gli inquirenti.

I LUOGOTENENTI, LE MAMME E I CAVALLI

Le attività investigative, poi, avrebbero consentito di inquadrare, in dettaglio, l’organizzazione logistica e la catena di comando e di controllo dell’associazione attiva sul quartiere di Quarto Oggiaro, considerata una delle piazze di spaccio storiche e più importanti del territorio milanese.

Si sarebbe infatti appurato che i presunti associati con funzioni di cosiddetti “luogotenenti”, dopo aver organizzato, su mandato dei promotori, il ritiro e lo stoccaggio in luoghi sicuri dello stupefacente destinato alla piazza, si sarebbero avvalsi delle cosiddette “mamme”, che avrebbero la funzione di tagliare lo stupefacente con l’aggiunta di mannite e di confezionarlo in capsule da raggruppare in pacchetti, per poi affidarle ad un secondo livello di distribuzione, composto da soggetti denominati i responsabili dei cavalli”.

Quest’ultimi, a loro volta avrebbero garantito, per conto dei promotori, il controllo della piazza di spiaccio; avrebbero reclutato, nella stessa, i “cavalli” o i “ragazzi” che si occupano della vendita al dettaglio; avrebbero incassato il provento delle vendite che sarebbe stato di norma consegnato alla “mamma”, che, infine, l’avrebbe recapitato ai capi.