Omicidio migrante: si stringe il cerchio sul presunto killer, indagato un uomo del posto
Si stringe il cerchio sull’omicidio di Soumayla Sacko, il giovane 30enne del Mali, raggiunto alla testa da un colpo di fucile a San Calogero (LEGGI).
I Carabinieri della Compagnia di Tropea, nel corso del pomeriggio, hanno infatti notificato ad un 43enne del posto, A.P. un avviso di apertura indagini a suo carico. Contestualmente è stata emessa la notifica di accertamenti tecnici non ripetibili su disposizione della Procura della Repubblica di Vibo Valentia che coordina le indagini.
Tra gli esami irripetibili vi è anche lo "stub", che permetterà di accertare se l'uomo ha sparato.
I carabinieri hanno sentito alcune persone alla ricerca di indizi e sin dalla notte tra sabato e domenica stanno eseguendo perquisizioni in tutta l’area alla ricerca della Fiat Panda bianca vecchio modello, a bordo della quale - secondo il racconto dei due feriti - sarebbe giunto Antonio Pontoriero, 43 anni di San Calogero, di carnagione chiara che avrebbe sparato quattro colpi di fucile caricato a pallettoni contro i tre migranti.
ESCLUSO IL MOVENTE RAZZIALE
L’omicidio è avvenuto all’interno dell’area dell’ex fornace “La Tranquilla”, la vecchia fabbrica in disuso finita al centro di un’inchiesta giudiziaria e da dieci anni ormai sotto sequestro.
Fonti investigative escludono il movente razziale e xenofobo dell’omicidio. Per gli inquirenti il giovane sarebbe stato ucciso per vendetta e nelle ultime ore hanno imboccato una pista precisa che si sta seguendo con grande determinazione e che legherebbe l’omicidio proprio alla vecchia fabbrica, ubicata ai confini tra la provincia di Vibo e di Reggio Calabria.
Antonio Pontoriero è nipote di Francesco Pontoriero, 66 anni, già dipendente della “Fornace Tranquilla” con la mansione di custode e coinvolto nell’inchiesta “Poison” su un presunto traffico illecito di rifiuti tossici provenienti da Brindisi e poi finiti illegalmente, dal 2000 al 2007, negli impianti della discarica della fabbrica.
I Pontoriero avrebbero in uso lo stesso tipo di Fiat Panda bianca individuata dai migranti scampati all’agguato che avrebbero fornito agli inquirenti anche alcuni numeri della targa.
Dopo essere rimasti feriti lievemente nel tentativo di scappare via e sfuggire ai colpi sparati dal killer, i due sopravvissuti hanno dato l’allarme, ma non avendo telefoni cellulari sono tornati a piedi a Rosarno, distante una decina di chilometri da San Calogero, dove si sono recati dai carabinieri.
I militari sono arrivati quindi sul posto facendo intervenire il 118 che ha soccorso Sacko portandolo prima a Polistena e poi, per la gravità delle ferite, nell’ospedale di Reggio Calabria dove è morto per una ferita alla testa.
(aggiornata alle 19:13)