Candido (Radicali) in visita al carcere di Catanzaro per ricordare il caso di Enzo Tortora

Catanzaro Politica
Giuseppe Candido con Marco Pannella

Giuseppe Candido, militante del Partito Radicale Nonviolento e segretario dell'associazione radicale nonviolenta "Abolire la Miseria-19maggio" visiterà oggi il carcere di Catanzaro per ricordare il caso di Enzo Tortora – il noto conduttore del programma televisivo Portobello, arrestato ingiustamente nella notte tra il 16 e il 17 giugno del 1983, con l’accusa di associazione a stampo mafioso e traffico di droga.

“Il 13 giungo del 1987, quattro anni dopo - si legge nella nota di Candido - la Corte di Cassazione lo assolve definitivamente, per non aver commesso il fatto. I magistrati che in primo grado l'avevano imputato e fatto condannare, non solo non pagarono per l'errore commesso, ma raggiunsero i vertici più alti della carriera di un magistrato”.

“Per questo - come ci ha insegnato Marco Pannella - in un'Italia ancora da trent'anni condannata per la irragionevole durata dei processi, e una Regione - la Calabria - dove non c'è ancora un garante dei diritti delle persone private della libertà, né quello - istituito oltre 10 anni fa ma mai nominato - del garante per la salute, noi radicali nonvioneti, laici, liberali per lo Stato di diritto, non molliamo quella lotta per una giustizia giusta e per la sua appendice carceraria dove ancora troppo spesso vengono violati molti diritti umani e oggi in occasione dei trentacinque anni dall'arresto e 31 dalla sua assoluzione, per ricordare alle istituzione e a noi stessi che di gente in carcere innocente come Tortora ce ne è parecchia”.

“Circa il 50% dei detenuti nelle carceri calabresi è in attesa di un giudizio definitivo, e molti, moltissimi, sono quelli in attesa di un primo giudizio. E molti di loro rischiano di essere riconosciuti innocenti dalla stessa magistratura. Come Angelo Massaro, che ci accoglieva da dietro le sbarre con la sua dignità e una maglietta verde con la foto di Marco Pannella, rimasto in cella a Catanzaro per oltre vent'anni e poi riconosciuto innocente e scarcerato con tante scuse”.