Teatro. Al Sybaris di Castrovillari di scena “La Borto“ e ”Dissonorata”
Dopo il grande successo di Aprustum con l'esilarante commedia "Il medico dei pazzi" che ha visto per due sere, il Teatro Sybaris di Castrovillari completamente esaurito è la volta di un'altra compagnia locale, Scena Verticale, che questa sera ed il 5 gennaio presentera' al Sybaris "Dissonorata" e "la Borto", i due lavori che le sono valsi tre Premi UBU, il massimo riconoscimento per il teatro italiano, premio mai vinto finora nella nostra terra. I due spettacoli rientrano nella sezione fuori abbonamento della dodicesima stagione teatrale messa a punto dall'amministrazione comunale in collaborazione con l'associazione culturale Novecento presieduta da Luisa Giannotti. Nei due intensi monologhi Saverio La Ruina presta corpo e voce a due straordinarie figure di donne, alle loro vite consegnate per destino alla legge dura degli uomini, ma anche alle strategie - d'intelligenza e d'ironia sottile - che rendono le loro esistenze, dolorose, difficili ma mai asservite. "Dissonorata", in cartellone oggi, parte dalla "piccola" ma emblematica storia di una donna calabrese ed offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale.
Parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. Dal monologo emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un'amara ironia. "La Borto" che sara' in scena al Teatro Sybaris il 5 gennaio non e' solo la storia di un aborto. E' la storia di una donna in una societa' dominata dall'atteggiamento e dallo sguardo maschili: uno sguardo predatorio che si avvinghia, violenta e offende; un atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilita'. L'aborto ne e' solo una delle tante conseguenze. Ma ne e' la conseguenza piu' estrema. La protagonista racconta l'universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una societa' costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, Vittoria racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri di certe donne del sud. Non mancano momenti sarcastici e ironici come quando gli uomini geometri misurano il corpo femminile come se al posto degli occhi avessero il metro. O come quando il paese si trasforma in un'immensa chiesa a cielo aperto per scongiurare le gravidanze. Ne' quelli commoventi legati alla decimazione del "coro" delle donne. Ma quando la protagonista chiude il cerchio col racconto del calvario della nipote, il sarcasmo e la commozione lasciano il posto a una profonda amarezza, mettendoci davanti alla dura e ambigua realta' dei nostri giorni. Entrambi i monologhi sono stati scritti e diretti da Saverio La Ruina.