Ex Fondazione Campanella condannata a risarcire il suo ex presidente
Il tribunale di Catanzaro ha condannato la Fondazione Tommaso Campanella, già polo oncologico regionale, poi chiuso per mancata erogazione dei fondi già stanziati dalla Regione Calabria - socio fondatore assieme all'Università Magna Graecia - a pagare al suo ex presidente, Anselmo Torchia, la somma di oltre 575 mila euro, oltre agli interessi legali decorrenti dal novembre 2012.
Lo rende noto lo stesso Torchia che è stato assistito in giudizio dagli avvocati Fabrizio Criscuolo e Giuseppina Izzo.
L’ex numero uno della Fondazione, contrariamente agli altri componenti del management, non aveva percepito gli emolumenti e nemmeno le spese vive, essendosi concentrato sulla trasformazione della struttura in Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico).
“Era un bellissimo progetto. Personalmente – afferma Torchia - sognavo di realizzare una quasi fotocopia del San Matteo di Pavia, con servizi h24, giorno e notte, per l'utenza. Conservo ancora il file contenente la struttura amministrativa di quel grande centro scientifico di diagnosi e cura del Nord, che mi sarebbe servito come parametro per realizzare il più importante centro oncologico del mezzogiorno d'Italia”.
“Questo – sottolinea ancora - era il mandato che, a parole, avevo ricevuto e accettato dai soci fondatori. Col tempo, però, sono stati proprio i soci fondatori stessi a vanificare il progetto, intromettendosi pesantemente nelle decisioni e scelte gestionali della fondazione, e litigando su questioni di potere che interessano le caste e non i cittadini utenti. Con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti”.
Torchia fa poi sapere che aveva preteso “venisse istituita una pianta organica che sarebbe stata gradualmente esaurita, con appositi concorsi, con personale sempre più qualificato a partire da quello di base già assunto che non ne costituiva nemmeno il 10%”.
“Politica e università – sbotta l’ex presidente - sono state le protagoniste di un fallimento che ha danneggiato enormemente la Calabria e il sud. Storie, ahimè, già viste e riviste, come possono testimoniare i tanti giovani che lasciano per sempre la Calabria.
“Questa sentenza - conclude Torchia- è una magra consolazione, perché mi avrebbe gratificato, invece, riuscire a realizzare il sogno. Si tratta di una vicenda emblematica meridionale e italiana sulla quale ci sarebbe da scrivere un libro. E forse un giorno lo farò, lo scriverò questo libro, come mi capitò di dire, una volta, al compianto rettore dell'UMG dell'epoca".