Processo “Mezzo Servizio”, assenteista per 15 anni: chiesto maxi risarcimento
È arrivata nella tarda serata di ieri la richiesta di condanna a carico di Salvatore Scumace, settantenne di Botricello finito agli onori delle cronache locali nel 2021 nell'ambito dell'operazione Mezzo Servizio (QUI), quando venne scoperto un presunto caso di assenteismo all'ospedale catanzarese "Pugliese-Ciaccio".
Proprio Scumace infatti venne accusato di non essersi mai recato a lavoro negli ultimi 15 anni, ricevendo - ed incassando - però lo stipendio.
La Corte dei Conti ha dunque quantificato il danno erariale che sarebbe stato subito dalle casse del nosocomio, che ammonterebbe a 531 mila euro.
Tanto il denaro cje si ritiene illecitamente ricevuto come compenso per un lavoro (ufficialmente di operatore tecnico applicato al servizio emergenza incendio) che in realtà non sarebbe strato mai svolto tra il 2005 ed il 2020.
Circostanza che però non sarebbe imputabile al solo "dipendente infedele", ma anche a diversi ex amministrativi che avrebbero coperto il suo operato.
Motivi che hanno portato anche alla condanna di Maria Cuffari, Salvatore Calabretta, Giuseppe Scalzo, Nino Critelli, Vittorio Prejanò e Maria Pia De Vito, tutti coinvolti, a vario titolo, nelle presunte "condotte omissive" che avrebbero permesso quella che gli inquirtenti hanno definito come una illecita "emorragia di denaro pubblico".
In particolare, è stato condannato ad un risarcimento da 381 mila euro Nino Critelli, in qualità di responsabile del centro operativo emergenza incenti, e ad un risarcimento da 367 mila euro Vittorio Prejanò, responsabile delle risorse umane. Chiesto anche un risarcimento da 38 mila euro a Maria Pia De Vito, dirigente dell'area risorse umane.