Gestione rifiuti, affidamento “aggiustato”. Terremoto a Cariati, indagati sindaco e imprenditori

Cosenza Cronaca
Filomena Greco

Imprenditori e funzionari pubblici ma anche un nome “eccellente”, quello del primo cittadino del Comune di Cariati, Filomena Greco (52 anni): sono indagati per turbata libertà in relazione al procedimento di scelta del contraente a cui affidare il servizio di raccolta rifiuti nella cittadina ionica cosentina.

In cinque sono stati raggiunti stamani da altrettante misure cautelari emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Castrovillari ed eseguite dai Finanzieri di Rossano sotto il coordinamento delle Procura della Repubblica, nell’ambito dell’operazione denominata “Feudalitas”.

In particolare, il sindaco Greco è stato sottoposto ad un divieto di dimora, così come Adolfo Benevento (67 anni), ex dirigente dell’area tecnica del Comune di Cariati ed ex assessore della Provincia di Cosenza, oggi in pensione.

Obbligo di dimora invece per l’attuale dirigente dello stesso settore, l'architetto Giuseppe Fanigliulo (45 anni), sospeso anche dal pubblico servizio. Stessa sorte per due imprenditori raggiunti anche da una sospensione temporanea dell’attività d’impresa, ovvero i responsabili della ditta che si era aggiudicata l'appalto, Antonio Fusaro (48 anni) e Cristoforo Arcovio (69 anni).

LE INDAGINI, durate poco più di un anno, avrebbero ricostruito le dinamiche relative all’affidamento del servizio di raccolta e di gestione dei rifiuti solidi urbani a Cariati. Gli inquirenti, in tal senso, avrebbero scoperto delle condotte che si ritiene violino la normativa sugli appalti pubblici.

La tesi, insomma, è che siano inficiate da presunti accordi collusivi” che avrebbero avuto lo scopo di condizionare le modalità di scelta del soggetto a cui affidare il servizio in via diretta.

L’INTERDITTIVA E L’EMERGENZA

In particolare, nell’agosto del 2016, a seguito di una interdittiva antimafia emessa nei confronti della società affidataria della raccolta e gestione degli Rsu sul territorio, il Comune avrebbe richiesto direttamente l’intervento di un terzo senza però avviare le procedure previste dal Codice degli appalti e senza interpellare altre ditte, con la motivazione che esistevano delle “inderogabili esigenze di ordine ambientale, di igiene e salute pubblica”.

Gli inquirenti ritengono dunque che precostituendo “una artificiosa e fittizia situazione di rischio di emergenza sanitaria il servizio di raccolta sia stato affidato “in modo fraudolento” al soggetto “favorito”, evitando di invitare altri operatori del settore.

La scelta della nuova ditta, considerata appunto effettuata secondo un presunto “accordo collusivo”, avvenne in maniera riservata e diretta, in tempi rapidissimi, senza alcun tipo di evidenza pubblica: un modo, affermano gli investigatori, per favorire l’affidamento diretto al soggetto individuato.

Affidamento che era stato poi anche prorogato e spezzettato con sei successive ordinanze, cosa che avrebbe avvantaggiato la ditta aggiudicataria consentendogli di guadagnare circa 1,4 milioni di euro.

(aggiornata alle 12:00)