Rosarno scende in piazza ad un anno dalla rivolta
Alcune centinaia di immigrati africani sono scesi in piazza stamani a Rosarno ad un anno esatto dalla rivolta che scoppiò dopo il ferimento di due extracomunitari e la reazione violenta di una parte della popolazione. Almeno 300 "neri" hanno dato vita ad un corteo nel centro di Rosarno per chiedere diritti sul lavoro e condizioni di vita migliori. La richiesta principale avanzata dai migranti è quella dei documenti che consentono di trovare lavoro. Molti di loro, infatti, come hanno spiegato gli aderenti alla rete Radici che insieme alla Cgil ha promosso l'iniziativa per "una riconciliazione" con la città, sono richiedenti asilo. Ciò significa che possono stare regolarmente in Italia, ma non possono lavorare. Il che, sotto questo profilo, di fatto, li pone alla stregua degli irregolari e sono così costretti a lavorare in nero. Al corteo ha portato il suo saluto anche il neosindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che poi è tornata in Comune per lavorare anche all'allestimento del campo di accoglienza che dovrebbe essere realizzato nella prossima settimana. Il corteo è aperto da uno striscione con la scritta Rosarno tra le date del 7 gennaio dello scorso anno e del 7 gennaio di quest'anno. Numerosi i cartelli con scritte quali "Permesso di soggiorno", "Lavoro equo", "Diritti e dignità". Il corteo, al quale partecipano anche gli studenti del liceo scientifico, si è fermato per un momento di commemorazione davanti all'abitazione di Giuseppe Valarioti, il segretario del Pci di Rosarno ucciso dalla 'ndrangheta nel giugno del 1980. Una delegazione dei manifestanti si sposterà poi a Reggio Calabria dove in tarda mattinata è previsto un incontro con il Prefetto.