Rosarno, un anno fa la rivolta degli immigrati: 53 i feriti
Auto distrutte, cassonetti incendiati, feriti tra cittadini e manifestanti; la citta' assediata dalle forze dell'ordine in un clima da coprifuoco. Il 7 gennaio dello scorso anno per Rosarno, cittadina della Piana di Gioia Tauro, fu una giornata vissuta ad altissima tensione. In questo comprensorio della provincia di Reggio Calabria vivevano circa 2.500 immigrati in condizioni disumane. Impiegati nei lavori dei campi. Dieci, anche dodici ore al giorno, per una paga che si aggirava intorno ai dieci euro quotidiani. Una condizione drammatica, emersa in tutto il suo clamore proprio il 7 gennaio 2010, con il ferimento di due extracomunitari con un'arma ad aria compressa. L' ennesimo atto che scateno' la rivolta che vide impegnate le forze dell'ordine per una notte intera nel tentativo di fronteggaiare i disordini. Ad agire contro i due extracomunitari, furono due persone non identificate. C'e' chi parlo' di ragazzata, chi di un'azione organizzata contro gli immigrati. In ogni caso, fu la classica goccia che fece traboccare il vaso e che provoco' una reazione senza precedenti: immighrati contro rosarnesi; rosernesi contro gli immigrati "neri", costretti ad abbandonare la citta' per diversi mesi, facendovi lentamente ritorno nei mesi successivi per soddisfare la richiesta di braccia delle aziende agrumicole della fertile piana di Gioia Tauro. Sulla citta' gravo la pesante accusa di razzismo, con uno sfondo domibnato dagli interessi della 'ndrangheta, prima interessata a sfruttare la manodopera per pochi euro, poi indotta a favorire il ritorno alla normalita' e dunque ad adoperarsi per l'allontamento degli africani da Rosarno, per favorire l'allentamento della tensione. Fu un intreggio complesso la rivolta di Rosarno: sfruttamento e poverta' indissolubilmente legati ad un'economia illegale ignorata se non tollerata dalle istituzioni. Nella guerriglia di quelle giornate, furono diverse le ritorsioni su un fronte e sull'altro: gli immigrati distruggevano qualunque cosa capitasse loro sotto mano; i residenti pronti a vendicarsi con la minaccia di nuovi fatti di sangue. Fino alla decisione di allontanare dalla zona gli immigrati, che vennero accompagnati nei centri di accoglienza di Calabria e Puglia, mentre alcuni di loro che abbandonarono spontaneamente l'area della Piana di Gioia Tauro. Era qui che gli extracomunitari avevano vissuto per anni in condizioni disumane. Ammassati nei locali dell'ex Opera Sila e della Rognetta, senza servizi, tra i topi e i rifiuti. Il bilancio finale fu di 53 persone rimaste ferite nel corso della guerriglia urbana: 21 immigrati, 14 italiani, 10 agenti di polizia e 8 carabinieri. Una guerriglia che la Calabria non conosceva dal '70, quando i moti di Reggio infiammarono la regione.