Randagismo, Trocino (Enpa) scrive al ministro della Salute
Ha deciso di scrivere al ministro della Salute per “sollecitare, smuovere, obbligare le Istituzioni locali a prevenire e risolvere il fenomeno del randagismo divenuto, nel corso degli anni, un vero e proprio business per la criminalità organizzata”. È quanto chiede Giuseppe Trocino, volontario dell’Enpa.
“Durante il periodo estivo sono innumerevoli le segnalazioni e le richieste di intervento che le associazioni animaliste ricevono: cuccioli abbandonati, animali incidentati, cani smarriti, o più semplicemente cani vaganti per le vie del centro. I turisti che decidono di trascorrere le ferie in Calabria, non essendo abituati alla presenza di animali vaganti per le vie dei centri cittadini, fiduciosi sollecitano prontamente l’intervento degli Enti locali; ben presto si accorgono che “qualcosa” non funziona e, inorriditi da cotanta indifferenza istituzionale, si rivolgono ai volontari del posto”, prosegue Trocino.
Ma come messo in evidenza dal volontario, le associazioni non possono farsi carico del problema, “rincorrere le quotidiane emergenze è snervante e finisce per esaurire le forse, fisiche ed economiche, di chi dimostra sul campo e concretamente di avere una sensibilità superiore a quella che contraddistingue i diversi rappresentanti istituzionali. La Calabria, come del resto anche le altre regioni meridionali, ha dimostrato la sua incapacità organizzativa e programmatica; a nulla è servito il lavoro portato avanti dalla Task Force Veterinaria regionale che si è scontrato con una realtà difficile dove i condizionamenti e le pressioni sono fortissime”.
Perché le “recenti inchieste giudiziarie hanno fatto luce anche sulla corruzione che dilaga negli uffici pubblici e sulla spartizione del territorio operata dai gestori dei canili privati; strutture autorizzate dalle Aziende sanitarie a detenere oltre duemilacinquecento cani dove i controlli da parte dei servizi veterinari sono inesistenti al pari dell’assistenza sanitaria che i privati dovrebbero garantire”. E in tutto questo “i servizi veterinari (fatte le dovute eccezioni) latitano, dimostrando che lo stereotipo del “dipendente pubblico italiano” non è una leggenda metropolitana né un mito da sfatare”.