Tragedia del Raganello. I sindaci non ci stanno: “no a capri espiatori, noi senza fondi e mezzi”
“No alla ricerca di capri espiatori: va cercata la verità”. A distanza di poco più di 48 ore dalla tragedia che ha sconvolto la comunità del Pollino, con la morte di dieci escursionisti sopresi dall’impeto delle acque nelle Gole del Raganello (LEGGI LA NOTIZIA), i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima, quattro dei Comuni attraversati dal torrente, prendono una posizione ufficiale sull’accaduto.
Esprimendo innanzitutto il loro dolore per le vittime ed il cordoglio per le famiglie della tragedia “per rispetto del dramma patito sulla propria pelle da decine di famiglie – affermano - abbiamo sin qui inteso coltivare silenzio e rispetto.”
Poi l’affondo dei primi cittadini: “Ci dispiace constatare, non senza amarezza, che qualcuno, nonostante il ruolo istituzionale ricoperto, abbia preferito altra strada, ergendosi a giudice e allontanando da sé ogni eventuale responsabilità per addossarle interamente ai Comuni”.
Un atteggiamento censurato dai sindaci interessati che in modo compatto affermano che se colpe vi sono, “devono essere perseguite fino in fondo. Riteniamo – ribadiscono - di aver sempre fatto fino in fondo il nostro dovere: per questo, sin dal primo istante, abbiamo offerto la nostra piena collaborazione alla magistratura inquirente, l’unica titolata a far luce sull’accaduto”.
“I primi a volere certezze - sbottano poi i sindaci - siamo noi: lo si deve a tante famiglie ed all’Italia intera. Ma in un Paese in cui molte volte lo scaricabarile è servito solo ad individuare capri espiatori ed a tenere nascosta la verità, crediamo sia doveroso evitare che questo schema si ripeta anche per quanto accaduto a Civita”.
E qui, inevitabilmente, il discorso diventa anche tecnico: “Si sostiene che prestando attenzione al meteo, ed in particolare all’avviso di allerta gialla, sarebbe stato possibile prevenire quanto verificatosi. Ci rimettiamo, una volta ancora, alle indagini ed alle valutazioni della magistratura”.
Per i quattro amministratori è però necessario sottolineare come “il richiamare questo dato sembra, una volta ancora, solo una comoda giustificazione, che non tiene conto della realtà dei fatti. Nel corso del 2018 – spiegano ancora - decine sono state le volte in cui l’allerta gialla è stata diramata, peraltro senza una specifica indicazione del territorio riguardato da possibili ma non certe avversità metereologiche, ma in riferimento ad ambiti territoriali il più delle volte, quasi sempre, coincidenti con l’intera regione”.
“Con l’allerta gialla – aggiungono i sindaci - si indica uno scenario caratterizzato, per definizione, da elevata incertezza previsionale, localizzati ma senza specifica indicazione dei luoghi interessati”.
Più o meno quanto successo il 20 Agosto: “In attesa di ricevere i dati ufficiali già richiesti relativi alle registrazioni effettuate dalla stazione pluviometrica di Cerchiara, da informazioni in nostro possesso sembra che quel giorno neppure un millimetro di pioggia sia caduto tra Civita e Cerchiara”.
I quattro primi cittadini rilevano poi come in Calabria il responsabile della Protezione Civile regionale lavori in condizioni che definiscono “difficili, pari alle nostre” al punto che in più circostanze ha manifestato la volontà di dimettersi per mancanza di risorse e mezzi.
Nei Comuni, sbottano gli amministratori pubblici “è anche peggio: sui sindaci vengono scaricate tante responsabilità, ma di uomini e mezzi non se ne vedono, di finanziamenti neppure a parlarne, sebbene negli ultimi anni tanto si sia cercato di fare, anche pesando sui bilanci municipali e con l’aiuto fondamentale delle associazioni di volontariato, per poter guadagnare in efficienza ed efficacia, per quanto possibile”.
L’invito dei sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima è dunque che “per una volta, si rifugga dallo schema dello scaricabarile per una seria e compiuta riflessione sulla funzionalità del sistema: trovare capri espiatori è facile e pure rapido, ma la verità, quella che si deve ad un Paese intero ed a tante famiglie, è tutt’altra cosa”.