Il dossier di Guccione sugli sprechi di Asp e Ao: “avviare task force”
“Le aziende ospedaliere e sanitarie incassano un milione di fitti attivi e ne spendono sei per fitti passivi – a riflettere sul dato è il consigliere regionale Carlo Guccione, secondo cui “emerge un quadro preoccupante nella gestione delle proprietà delle Asp e Ao non utilizzate ai fini sanitari, che rischiano di diventare da bene pubblico a bene privato, per negligenza e omissioni da parte dei direttori generali del sistema sanitario che si sono succeduti in questi anni”.
“Un dossier di trenta pagine, con i relativi allegati – chiarisce Guccione - è il risultato dell'ispezione amministrativa sugli atti ricevuti dal dipartimento competente della Regione Calabria, e trasmesso anche al ministro della Salute, alla Ragioneria generale dello Stato e alla Regione Calabria. Al centro degli accertamenti beni disponibili e indisponibili per circa due miliardi di euro.
“Casi eclatanti sono già avvenuti, come certificano due sentenze emesse dal tribunale di Palmi nel 2014 e nel 2016 che hanno sancito il passaggio delle proprietà dalla Asp di Reggio Calabria per usucapione. Restano, inoltre, 14 cause pendenti relative a 12 terreni e 2 fabbricati di complessivi 174 metri quadrati”.
Prosegue Guccione: “dai documenti ufficiali vagliati si nota che il valore commerciale di molti immobili concessi in locazione è stato omesso. In particolare, numerosi contratti di locazione dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza risultano scaduti negli anni Novanta, mentre alcuni fabbricati concessi in locazione a zero euro dall'Azienda Sanitaria di Catanzaro hanno un valore di 4.866.941,42 euro. Nell'Azienda Ospedaliera, una proprietà, di 1.857.034 metri quadrati, ha un canone fisso di 3500 euro, un'altra di 32.800 metri quadrati è invece fittata per 96,81 euro e il dirigente competete ha dichiarato: “manca contratto. Stessa risposta per un altro bene, di 204.310 metri quadrati, ceduto per canone di fisso 388 euro”.
E prosegue il bilancio del consigliere: nell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, alcuni terreni e fabbricati hanno contratti di locazione stipulati nel 1957, nel 1958, nel 1988 e addirittura nel 1933. Contratti per canoni irrisori, non pagati. E i contratti non sono stati rinnovati con il rischio che possa essere esercitato, anche in questi casi, il diritto di usucapione” - aggiunge il consigliere. Ancora: nell'Azienda Sanitaria di Vibo Valentia tutti i contratti di locazione tranne uno risultano scaduti. Il caso più eclatante è il fitto di un fabbricato di 75 metri quadrati il cui canone di fitto annuo è di 49,60 euro all'anno. E il dirigente preposto ha scritto: contratto stipulato oralmente”.
“Occorre avviare subito una task force – conclude il consigliere Guccione - composta da Regione e Guardia di Finanza, che avvii le procedure necessarie a impedire che un patrimonio di tutti i cittadini calabresi possa finire, attraverso l'usucapione e con contratti di comodo o addirittura orali, nella disponibilità dei privati, dei soliti furbi e amici degli amici”.