Protesta contro cinghiali, Legambiente dalla parte degli agricoltori
Chiede alla Regione di cambiare nella gestione della caccia in mano alle lobby dei cacciatori che operano nel loro esclusivo interesse e propone una Class Action contro un sistema che spreca risorse economiche. Così Legambiente esprime “solidarietà e vicinanza agli agricoltori del “Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura” che hanno promosso a Maierato il 31 Agosto la manifestazione “Fateci Seminare” contro la mancanza di politiche per la gestione del cinghiale e il sostegno al settore agricolo che subisce danni enormi. I problemi di carattere economico e sociale, oltre che di carattere ecologico, dovuti ai continui danneggiamenti delle colture agricole causati dai cinghiali, hanno innescato crescenti ostilità alla presenza della fauna selvatica in generale e insofferenza da parte della comunità residente e degli operatori economici, agricoli e turistici.
“Diciamo basta a una gestione esclusivamente venatoria del cinghiale e sosteniamo la richiesta di mettere in atto un modello innovativo per il controllo di una specie dannosa per l’agricoltura. Lo diciamo anche per la biodiversità: il cinghiale si adatta meglio ai cambiamenti climatici a scapito di altre specie più sensibili e di maggiore valore ecologico. Servono piani di gestione della specie, conformi alle linee guida emanate dall’ISPRA che prevedono il selecontrollo. Si deve dare attuazione ai Piani di gestione del cinghiale, implementando le catture e gli abbattimenti con personale autorizzato ed avviando al contempo la sperimentazione di una filiera dell’utilizzo delle carni di cinghiale, predisponendo e allestendo adeguati centri di raccolta e di lavorazione delle carni ai sensi della Direttiva Comunitaria 853/2004. Interventi che bisogna effettuare, con le dovute interpretazioni del caso, sia nelle aree protette che al di fuori di esse per non rendere inefficaci i Piani di gestione.
“Occorre comunque, in questa sede, dire qualcosa sulle politiche venatorie che mette in campo la Regione Calabria, che gestisce un settore in maniera disastrosa con il solo scopo di alimentare il potere dei cacciatori e delle associazioni venatorie che in maniera poco trasparente e clientelare gestiscono gli Ambiti territoriali di Caccia (ATC) e le relative risorse che ricevono. Come al solito la regione Calabria ricorre alla preapertura della caccia anticipandola alla prima settimana di settembre. Si tratta di una possibilità che prevede la legge 157/92 e non un obbligo che la Regione utilizza sempre ogni anno, a prescindere da com’è stata la stagione estiva, e soprattutto senza evidenze scientifiche che giustifichino la preapertura.
“Perciò pieno sostegno alle richieste degli agricoltori per poter continuare le loro attività di semina senza l’incubo dei danni da cinghiale, e al tempo stesso noi siamo disponibili a mettere in campo una richiesta di Class Action contro chi gestisce gli ATC in Calabria insieme alle forze sane che per fortuna sono ben presenti nella nostra terra”.