Allarme cinghiali, le associazioni: “i cacciatori sono gli alleati degli agricoltori”
In occasione della manifestazione di protesta degli agricoltori calabresi prevista per oggi, il Coordinamento delle Associazioni Venatorie Calabresi composto da Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia, Arci Caccia, Anuu, Italcaccia ed Eps ritiene oggi di dover fare qualche puntualizzazione.
“I cacciatori, indicati come causa del problema cinghiale sono in realtà l’unica categoria che, come premesso, si può dire costantemente a fianco degli agricoltori a difesa del loro lavoro e delle stesse Istituzioni per tutelare la pubblica incolumità che il proliferare della specie mette sempre più a repentaglio. La situazione della nostra Regione non è affatto unica, ma la gestione del problema cinghiale investe gran parte del territorio italiano e richiede il coinvolgimento e il confronto tra tutti gli attori coinvolti che ancora non è stato posto in atto o, almeno, non in maniera esaustiva, anche se dalle esperienze di altre Regioni possiamo trarre insegnamento” - spiega la direzione.
“Il principale problema della Calabria è la mancanza di una effettiva governance del territorio che deve essere sviluppata con il contributo di tutti gli attori interessati – e messa in condizione di funzionare – in modo laico e basato su presupposti oggettivi, scevri da visioni di parte o peggio astratte ed ideologiche.
“I cacciatori e le Associazioni che li rappresentano sono pronte a fare la loro parte, ma non possono sostituirsi alle competenze altrui, in primis delle Istituzioni, locali e nazionali, che alla realtà dei fatti fino ad ora non sono state in grado, per i motivi più disparati, di dare vita a un sistema organico, ben coordinato di gestione, se non affrontando il problema con soluzioni spot e parziali. È vero anche che altre Regioni risentono di questo problema da più lungo tempo e quindi possiedono una maggiore esperienza e una organizzazione d’intervento meglio consolidata. Serve – prosegue la nota - una gestione che riguardi ovviamente tutto il territorio, in primis le aree protette, che sono indubbiamente il grande serbatoio naturale all’interno del quale prosperano e si rifugiano i cinghiali che poi vanno a far razzia nei campi dei territori limitrofi.”
“Ci fa piacere – sottolinea la categoria - che anche altri lo abbiano sottolineato, suggerendo l’attuazione ai Piani di gestione del cinghiale, implementando le catture e gli abbattimenti con personale autorizzato”. E quale dovrebbe essere “questo personale autorizzato” a disposizione della Regione se non i soli cacciatori? Sono i cacciatori che da sempre si prestano a puro titolo di volontariato, gratuitamente, anzi spesso rimettendoci del proprio. Altro che pura attività ludica. In gran parte del Paese il vero problema in prospettiva (soprattutto per gli agricoltori) sarà il forte calo numerico dei cacciatori, chi si occuperà un domani del controllo delle specie problematiche, comprese quelle che oggi non lo sono ancora e che diverranno tali nel prossimo futuro? I cacciatori, ben formati e adeguatamente indirizzati, sono una risorsa sociale preziosa, da valorizzare, non da colpevolizzare per soli fini strumentali di corto respiro o per scarsa lungimiranza”.
“Il coordinamento delle Associazioni Venatorie è come sempre pronto a fare la sua parte, ad iniziare da un confronto serio e concreto, per mettere in pratica le soluzioni efficaci e procedere a tutti i passi necessari affinché possano realizzarsi al meglio, anche partendo dalla ricomposizione degli Atc sui quali hanno condotto una battaglia solitaria, nell’indifferenza, allora, di chi ora la richiede a gran voce come fosse la sola soluzione del problema” – conclude il comparto.