Parco Nazionale della Sila, le più vecchie pinete di laricio d’Italia
Lo dice uno studio svolto dall’Unità di Ricerca coordinata dal Prof. Francesco Iovino del Dipartimento di Difesa del Suolo dell’Università della Calabria nell’ambito di un progetto PRIN – Metodologie innovative per l’identificazione, caratterizzazione e gestione di foreste vetuste in ambiente mediterraneo - coordinato dal Prof. Gherardo Chirici dell’Università del Molise e recentemente pubblicato sulla rivista “L’Italia Forestale e Montana”. Circa due anni fa Francesco Iovino, Orazio Ciancio, Antonino Nicolaci, Giuliano Menguzzato e Antonella Veltri hanno avviato una ricerca molto importante dal punto di vista scientifico su una pineta vetusta nel parco Nazionale della Sila. Lo studio illustra uno degli aspetti più caratteristici del territorio silano, ed in particolare del Parco Nazionale della Sila, che racchiude le più maestose ed estese foreste di pino laricio. Si tratta, come sottolineano gli Autori, di uno degli ultimi esempi di boschi vetusti che questa specie forma sull’altopiano silano, scampati alle grandi utilizzazioni effettuate tra la fine del XIX secolo e i primi anni del secondo dopoguerra distruggendo, in parte, anche un patrimonio di inestimabile valore per la ricchezza di specie vegetali e animali che lo caratterizzavano. Una realtà che aveva incantato i grandi viaggiatori che avevano percorso la Sila tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 e che, nonostante tutto, aveva resistito anche all’ultimo saccheggio verificatosi durante e negli anni immediatamente seguenti la seconda guerra mondiale. Il bosco vetusto di cui si parla nello studio interessa i ripidi versanti che si affacciano sul Vallone di Cecita, in prossimità del Centro Visitatori di Cupone (nel comune di Spezzano della Sila). Qui ci sono alberi di oltre 300 anni di età, con diametri che superano 140 cm e più di 25 m di altezza. Accanto a questi patriarchi, gruppi di piante di dimensioni inferiori, soprattutto in termini di diametro, il cui insediamento è da ricollegare alla morte o al crollo di singole piante di grandi dimensioni. Lo studio, secondo gli Autori, assume una grande rilevanza in quanto ha consentito di acquisire ulteriori conoscenze sulle dinamiche strutturali che assicurano la conservazione della pineta di laricio, elemento peculiare del paesaggio forestale della Sila e sulle modalità di gestione più opportune per consentire la perpetuazione di questo patrimonio di inestimabile valore. Ma all’interno del Parco Nazionale della Sila c’è un altro sito di particolare importanza per la pineta di laricio. I tratta della Riserva Naturale Guidata Biogenetica “I Giganti di Fallistro”, istituita con D.M. 426 del 21 luglio 1987 e recentemente classificata Sito di Interesse Comunitario dall’Unione Europea ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE. Situata nella località da cui prende il nome, “Fallistro”, nel comune di Spezzano della Sila, a un’altitudine di circa 1.400 metri, nel cuore dell’altopiano della Sila, ospita i cosiddetti “Giganti”, 53 eccezionali e maestosi pini larici di 350 e più anni di età, e cinque esemplari di acero montano dal diametro del tronco alla base di circa 2 metri, anch’essi di età secolare. Giganti davvero, se si pensa che il pino di maggiori dimensioni ha un diametro di 187 cm ed è alto circa 43 metri. In questo popolamento si configurano i resti dell’antica, famosa e suggestiva “Silva Brutia”, espressione simbolica del territorio calabrese.