Animali maltrattati e sottrazione di denaro, dissequestrato il canile di Campo Calabro
È stato dissequestrato e riconsegnato ai legittimi proprietari, il 6 agosto scorso, il terreno che fino al 3 luglio ha ospitato il canile rifugio di Campo Calabro, precedentemente gestito dalla signora Rosa Maria Rogolino, della sezione locale dell’associazione “Lega Nazionale per la difesa del cane”, indagata per i reati di malversazione a danno dello Stato, maltrattamento di animali e violazione dei sigilli.
La Procura della Repubblica, con la collaborazione dei militari del Nucleo Carabinieri CITES di Reggio Calabria, con l’ausilio del Servizio Veterinario dell’ASP e dei custodi giudiziari della struttura, oltre che di alcuni volontari provenienti da altre sezioni della medesima associazione, per settimane ha coordinato lo spostamento di circa 230 cani - precedentemente ospitati nella struttura - presso altri canili rifugio dislocati nel territorio nazionale.
Significativa la risposta avuta da privati cittadini che, a seguito dei trasferimenti dei quattro zampe hanno chiesto e ottenuto l’affidamento in adozione di numerosi animali.
Con la riconsegna del terreno ai proprietari si conclude la fase più importante e delicata della vicenda, che ha riguardato il benessere degli animali e che ha dato l’avvio alla complessa attività di indagine, conclusasi con l’individuazione di una presunta serie di reati.
Le attività di polizia giudiziaria avrebbero infatti evidenziato che nel canile finito sotto inchiesta vi sarebbero diverse criticità tra le quali la mancanza di adeguati spazi per lo sgambamento, l’assenza delle autorizzazioni e certificazioni necessarie per la gestione del canile, dei documenti per la valutazione dei rischi e quelli relativi alla idoneità degli impianti.
Inoltre, non risultava affidato alcun incarico ad un medico veterinario, né vi era alcun registro su eventuali trattamenti farmacologici per le bestiole, né erano presenti le schede per l’identificazione e la valutazione comportamentale dei cani, molti dei quali peraltro privi di marcaggio.
Assolutamente carenti sarebbero risultate poi le procedure per l’igienizzazione dei locali e dei box, spesso sovraffollati, né erano presenti locali idonei a garantire l’isolamento dei cani affetti da patologie, il tutto in uno scenario definito dagli investigatori come “mortificante e offensivo per chi reputa questi animali fedeli amici dell’uomo”.
In relazione a tali vicende la titolare del canile di Campo Calabro è stata sottoposta alla misura del divieto di dimora per il reato di malversazione a danno dello Stato.