Mater Domini. Cgil: “dirigenza ospedaliera sia inserita in tutti i percorsi professionali”
“Da anni ormai numerosi, la Cgil, molte volte ed in diversi modi comunicati, conferenze stampa ha manifestato perplessità sul modus operandi riguardante il personale universitario aziendale che, in seguito a specifici decreti rettorali, viene attivato per l’assistenza con procedure che hanno destato più volte le nostre proteste".
A lanciare il monito è la Cgil che spiega come "l'attivazione assistenziale del personale universitario, comportando oneri a carico del Ssr, deve essere regolata all'interno degli appositi Protocolli di Intesa (scadutissimo il nostro!), nel rispetto dei vincoli di spesa del personale derivanti dalla legislazione nazionale e dall'attuazione del Piano di Rientro (per noi ormai inveterato e tacitamente rinnovato!), a seguito del quale la Regione Calabria è sottoposta al blocco totale del turn-over. Conseguentemente le attivazioni assistenziali del personale universitario devono essere gestite nell'ambito del sistema assai rigido di deroghe richieste ai sensi dell’art.4-bis del DL 158/2012: altro che postille, decreti e delibere di prese visione”!
“E gli ospedalieri? Cioè, coloro i quali hanno sacrificato gran parte della loro vita per mantenere l’Azienda e la Formazione Universitaria altrimenti non realizzabile? – continuano perplessi dai sindacati. Per loro, quali potenzialità sono state previste? Su quale Protocollo Quadro di intesa sono disegnati i percorsi che gli consentirebbero carriere più dignitose? Nessuno, l’ultimo è scaduto nel 2008. Su quale convenzione Università-Azienda Mater Domini sono difese le potenzialità di chi regge la “baracca”? Non esiste o quanto meno non è data a noi la possibilità di conoscerla, ove mai fosse chiusa in qualche cassetto. E quindi, come si fanno a costituire tavoli di lavoro su integrazioni che continueranno, a senso unico, a pendere dalla parte del personale universitario che può godere di meccanismi di carriera sconosciuti alla dirigenza medica”.
Una situazione penalizzante per “gli ospedalieri che lavorano nel Policlinico, poiché i percorsi sono molto più rigidi; non godono di convenzioni, di intese, di abilitazioni, e neanche delle migliorie contrattuali e nemmeno delle possibilità di carriera. Abbiamo assistito anche recentemente ad una serie di abilitazioni trasformanti ospedalieri provenienti da altre realtà italiane in potenziali universitari, successivamente divenuti anche titolari di cattedre e direttori di specializzazione. Non si è mai pensato di valorizzare per la carriera accademica gli ospedalieri “di casa nostra” che sono peraltro il frutto di questa facoltà di Medicina, - incalza la nota - e dalla cui sopravvivenza contribuiscono in modo determinante grazie alle prestazioni che producono: sì, quelle prestazioni che servono a mantenere cattedre, scuole di specializzazioni, presidenze, rettorati e così via dicendo.”
“Non possiamo che rimarcare la nostra decisa contrapposizione ad ogni accordo o progetto che non preveda il coinvolgimento sano della dirigenza ospedaliera in tutti i percorsi professionali nei quali la stessa ha titolo e competenze cliniche certamente validi sia per quanto legato ad un’assistenza di alto profilo che per quanto attinente alle capacità didattiche e formative” – hanno concluso i segretari delle organizzazioni.