Lavoratori “affittati” dall’azienda: erano irregolari, scatta una maxi multa
Grazie ad un cosiddetto “appalto di servizi” un’azienda avrebbe utilizzato “irregolarmente” oltre una ventina di lavoratori, esattamente 24, che formalmente risultavano assunti da un’altra società - sebbene una parte fosse anche in “nero” - ma in realtà svolgevano la loro attività all’interno della prima ditta.
A scoprirlo è stata la Guardia di Finanza bruzia che, alla fine di un’ispezione ha così contestato ad entrambe le società delle sanzioni amministrative per 145 mila euro.
In pratica, il personale era dipendente di un’azienda di Lamezia Terme ma lavorava in una dell’Alto Tirreno cosentino in forza, appunto, della stipula dell’apparente contratto d’appalto.
Le norme, in tal senso, sono però piuttosto chiare. Ovvero, la procedura per usufruire di questa tipologia d’accordi, proprio per evitarne usi distorti, impone che sia prevista un’opera compiuta, un servizio complesso, con l’utilizzo di organizzazione, mezzi e strumenti di proprietà dell’appaltatore.
Dunque, qualora il soggetto che fornisce la manodopera si limiti solo alla semplice prestazione dei suoi dipendenti si è in presenza di una somministrazione di lavoro che deve essere invece autorizzata attraverso l’iscrizione della società ad un apposito albo detenuto presso il Ministero del Lavoro.
L’azienda che ne usufruisce ha evidentemente una serie di vantaggi ma d’altro canto presta il fianco ad abusi a danno dei lavoratori, come il mancato rispetto del minimo salariale, della normativa sulla sicurezza e salute sui luoghi di lavori, la mercificazione della prestazione, eccetera.
L’indagine sviluppata dalla Fiamme Gialle ha, in questo caso, fatto emergere chiaramente che la forma contrattuale sottoscritta dalle due aziende non corrispondesse alle caratteristiche previste dalle norme, rivelandosi per l’appunto un caso di somministrazione di lavoro abusiva.