Intimidazioni, shaboo e hawala: scacco ai traffici della criminalità cinese

Cosenza Cronaca

La criminalità cinese – come noto tra le più cruente - è al centro di una imponente operazione della Polizia di Stato che, coordinata dalla Sco, l’ha portata a termine appena ieri passando al setaccio ben 24 province italiane, compresa quella cosentina.

Al centro dell’attenzione, soprattutto, l’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, ma anche la contraffazione di prodotti, la distribuzione di droga e la detenzione di armi.

All’attenzione degli inquirenti, in particolare, le attività produttive e agli esercizi commerciali gestiti da cinesi. Tredici, alla fine, le persone finite in arresto per vari reti (come spaccio, rapina, prostituzione, ecc.) mentre altre trentuno sono state invece denunciate.

Nel bilancio complessivo da annotare l’identificazione di oltre 1900 persone, i controlli a circa 300 negozi (due dei quali sequestrati), ed il sequestro di quasi 5500 dosi di shaboo, la droga etnica che arriva dall’Asia e potentissima metanfetamina.

I gruppi delinquenziali

Le investigazioni – che sono state svolte nel corso degli anni - hanno evidenziato che in Italia operano diversi gruppi delinquenziali cinesi composti, di norma, da soggetti accomunati dalla provenienza dalla stessa zona o città della Repubblica popolare.

Questi gruppi, diffusi in tutto il Paese, hanno contatti fra loro, sono autonomi, agiscono in particolare nelle regioni dove è più alta la presenza di connazionali che vi risiedono stabilmente, come ad esempio la Toscana.

Il vincolo di appartenenza

Ciascun gruppo, poi, è formato da un numero variabile di persone, in molti casi appartenenti allo stesso nucleo familiare, che commettono reati quasi esclusivamente ai danno dei loro connazionali.

Il vincolo di appartenenza delinquenziale al gruppo è molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida: i gruppi cinesi, al pari delle mafie tradizionali, ricorrono, infatti con estrema facilità alla intimidazione e alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticando l’omertà e cercando di predominare il territorio dove operano.

La spartizione degli affari

Uno dei metodi utilizzati per affermarsi in una zona è l’uso delle armi da fuoco: è stata infatti documentata la presenza di una vera e propria “ala armata” della delinquenza cinese, con il compito di intimidire e compiere reati di sangue.

Le attività investigative hanno quindi confermato come la criminalità cinese gestisce i propri affari illeciti in un costante “dialogo” con altri gruppi di nazionalità diverse, anche quelli italiani. Un dialogo che permette di spartire affari e territori di interesse.

L’attività bancaria parallela

Tra le attività illecite gestiste da questi gruppi si segnala l’hawala, ovvero l’esercizio abusivo e clandestino dell’attività bancaria in grado di consentire il trasferimento in nero di ingenti somme di denaro da un continente all’altro.

Un sistema, questo, utilizzato spesso dalle organizzazioni criminali – anche diverse da quelle cinesi – come mezzo di pagamento dei traffici illegali come quello della droga o dei migranti, oltre che per il riciclaggio di denaro.

Le attività nel cosentino

Le verifiche nel cosentino hanno confermato che nella zona, e da svariati anni, venga svolta l’attività di prostituzione all’interno di case di appuntamento o di centri benessere, incontri che vengono spesso fissati attraverso utenze telefoniche ricavate, perlopiù, da siti di appuntamento online, tra i quali Bakeca incontri.

Proprio alla luce di quanto appurato, nella provincia bruzia sono stati denunciati in stato di liberà due cinesi che erano sul territorio illegalmente. Uno è stato portato per il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Roma, a Ponte Galeria, per la successiva espulsione.

Sempre in provincia, controllati 21 esercizi commerciali coordinati da cittadini asiatici; identificate poi 51 persone, constatando che risultavano tutte soggiornanti regolarmente in Italia

L’operazione ad alto impatto

L’operazione, ad “alto impatto”, ha visto impegnate le Squadre mobili di Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Forlì Cesena, Genova, Latina, Mantova, Milano, Padova, Parma, Perugia, Pistoia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Siena, Treviso, Udine, Verona e Vicenza.