Lo spaccio non l’ha fermato manco il Covid: a Cosenza scorrevano coca, eroina, hashish e marijuana

Cosenza Cronaca

Oltre 100 mila intercettazioni, seguite dalle testimonianze di circa 300 assuntori di stupefacenti e da oltre 400 episodi di cessione di droga documentati.

Sono numeri importanti quelli dell'operazione Lockdown, che questa mattina si è concretizzata per le strade di Cosenza con un vero e proprio blitz che ha portato al fermo di 49 persone, indagate a vario titolo per detenzione e spaccio di droga, ma anche tentato omicidio, lesioni personali, rapina ed estorsione.

Un blitz che è andato oltre i confini della città bruzia, vista la necessità di ricorrere ad un mandato di arresto europeo e alle compagnie dei Carabinieri di Teramo, Corsico e Venezia-Mestre, che hanno operato coingiuntamente con i militari bruzi, già supportati sul posto dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, dal 14° battaglione e dall'8° nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

GLI AFFARI DURANTE IL LOCKDOWN

L'indagine nasce proprio nel pieno del periodo Covid, quando l'intero paese era in lockdown. Nonostante il momento di "paralisi" gli indagati avrebbero disposto di notevoli scorte di sostanze stupefacenti tra marijuana, hashish, cocaina ed eroina, riuscendo a mantenere attiva una capillare rete di traffico e spaccio non solo nella città ma anche in parte della provincia.

Rete tenuta in piedi da diversi soggetti di nazionalità straniera residenti da anni sul territorio, che permetteva così di rifornire un numero di consumatori definito "elevatissimo" dai militari, che hanno potuto documentare oltre 400 casi di vendita diretta.

Emblematica una vicenda riguardante una donna, anche lei indagata, che si sarebbe addirittura prodigata per recuperare la droga al posto del figlio, in quel frangente impossibilitato a recarsi dai fornitori perché coinvolto in un differente procedimento penale.

LE VIOLENZE CONTRO I DEBITORI

Oltre allo spaccio di stupefacenti, diversi indagati devono risondere delle accuse di lesioni personali, rapina, estorsione e persino tentato omicidio.

Quest'ultimo episodio sarebbe nato a seguito di alcuni dissidi personali tra diversi soggetti coinvolti nell'indagine, che si aggredirono pubblicamente armati di coltelli ed altre armi improprie.

Accertata però anche la disponibilità di armi da fuoco, utilizzate prevalentemente a scopo intimidatorio contro quei clienti inadempienti nei pagamenti, al fine di convincerli (o costringerli) a saldare i rispettivi debiti.

Dei 49 indagati, 22 sono stati trasferiti in carcere (10 dei quali arrestati in flagranza di reato) mentre gli altri 27 sono stati sottoposti ai domiciliari con braccialetto elettronico.

GLI INDAGATI

Dietro le sbarre sono dunque finiti: Luca Ritacco, Nader Khalil, Agostino Ritacco, Daniele Perri, Christian Francesco Ruffolo, Idolo Iuele, Alessandro Morrone, Marcello Ritacco, Francesco Gagliardi, Gino Le Fosse, Enzo Bertocco, Fausto Guzzo Foliaro Corleone, Giuseppe Cascardi, Italo Garrafa, Riccardo Mignolo, Giuseppe Chianello, Francesco Bevilacqua, Antonio Bevilacqua, Giuseppe Muto, Hicham Bendikba, Toni Berisa, Salym Nabil.

Ai domiciliari, invece: Luca Retek, Fedele Pacia, Andrea Iuele, Sandro Maestro, Alessandro Di Fino, Armido Biagini, Sandra Benemerito, Pietro Alessio, Maurizio Altavilla, Mohamed Ben Hassen, Carlo Gagliardi, Lorenzo Nicoletti, Aristide Constant Bandjing Bossomo, Francesco Paco Critelli, William Zupo, Angelo Mancuso, Amedeo Pirri, Giovanni Bartucci, Giuseppe De Bartolo, Mariella Tenuta, Domenico Chianello, Francesco Carpino, Nabil Saidani, Gianni Lattari, Mattia Oliva, Alessio Carmine Tundis, Abderrahman El Ouafi.