BoCs: come raccontare e promuovere la Calabria attraverso l’arte contemporanea
Conclusa lo scorso 25 settembre la III sessione delle residenze artistiche BoCs Art – Cosenza, parte del ciclo “La città del sole” in riferimento all’utopia del grande calabrese Tommaso Campanella, con la presentazione delle 14 opere prodotte dagli artisti (Rebecca Agnes, Giulio Alvigini, Karin Andersen, Gabriele Arruzzo, Sabrina D’Alessandro, Francesco Fusi, Cristina Gardumi, Dario Guccio, Luca Matti, Elisa Mossa, Marco Pio Mucci, Marco Pace, Gabriele Picco, Danilo Sciorilli) invitati daGiacinto di Pietrantonio e Giovanni Viceconte .
Una scelta mirata questa dei due curatori, non solo verso un lavoro artistico che mostra una particolare attenzione verso la pratica del disegno e della parola come mezzo di espressione creativa, ma anche verso autori capaci di sapersi rapportare con il territorio e la città.
Gli artisti durante il periodo si residenza (13-25 settembre 218) si sono approcciati con il luogo e i suoi abitanti, ricercando spunti interessanti ed input per poter raccontare attraverso il proprio lavoro la città di Cosenza o il suo territorio. Il risultato di questa operazione come sottolineano gli stessi curatori Giacinto Di Pietrantonio e Giovanni Viceconte “Rappresenta per gli artisti non solo un momento di studio e di riflessione sulla propria ricerca, ma anche un modo per stabilire interessanti relazioni/collaborazioni con gli altri collegi presenti in residenza. Inoltre, questa sessione ha permesso al progetto di formulare una nuova geografia di sperimentazioni artistiche e culturali sul territorio e agli artisti di stabilire diverse forme di condivisione artistiche con la città”. Cosenza come principale fonte di ispirazione ed incubatrice di quelle dinamiche di carattere sociale, economico e politico, fonte di ispirazione degli artisti in residenza.
Come dicevamo sono molti i lavori che parlano della cultura e del territorio calabrese. Iniziamo con l’opera dell’artista Gabriele Arruzzo dal titolo il “Pensatore gioachimita”, un dipinto su tela ispirato alla filosofia teologica del monaco calabrese Gioacchino da Fiore. Alla cultura letteraria si ispira anche Marco Pace con “Andromeda”, un progetto figurativo e performativo dedicato al poeta cosentino, scomparso, Angelo Fasano, nel tentativo di evocare l’intensità e l’habitat identitario dell’essere. Guardano alla Calabria anche Sabrina D’Alessandrocon il suo evento-performativo “IXV Censimento Peculiare” legato al dialetto/lingua impiegando parole dimenticate e il doppio dipinto “Le gemelle” di Francesco Fusi, in cui rivive la cultura degli arbëreshë, da secoli presente nel territorio cosentino. Al paesaggio incontaminato e selvaggio si ispira il disegno-scultura “Consenso” di Elisa Mossa, in cui due donne calabresi diventano le protagoniste.
Hanno lavorato al coinvolgimento attivo della città e degli stessi cittadini di Cosenza, che in alcuni casi sono entrati a far parte con le loro voci, azioni ed immagini alla creazione dell’opera o parte di essa, l’artista tedesca Karin Andersen, che per la sua installazione "Licantropia Consentia", composta da una serie di maschere/sculture e fotografie, ha coinvolto un gruppo di donne cosentine, in cui la diversità antropomorfa sviluppata dall’artista sui loro corpi, non è solo percepita come qualcosa di negativo, ma al contrario può rivelarsi un’opportunità di arricchimento e di connessioni differenti. L’antropomorfismo favolistico donna-animale è presente anche nell’installazione di disegni e suoni “De rerum natura” diCristina Gardumi, che conduce i visitatori in un mondo delle meraviglie e della sessualità, raccontato dalle voci degli stessi abitanti di Cosenza. Anche il fiorentino Luca Matti, nel suo lavoro pittorico “Cosenza novel” viene fuori il rapporto tra l’uomo, Cosenza e il lupo (animale simbolo per tutti gli abitanti del territorio) raccontato attraverso la sua tecnica in bianco e nero. Infine, l’opera scultorea Lingotti Fileja del bresciano Gabriele Picco, realizzata con materiali del territorio dipinti di colore oro ed esibiti sotto forma di “lingotti”, sottolinea l’importanza e la preziosità delle risorse presenti in Calabria.
Su una stessa linea rivolta ad una combinazione di segni come un racconto rivolto al territorio e alla città, si colloca l’artista Rebecca Agnes con il suo lavoro “Quando i dinosauri non avevano le piume”, un diario antologico di segni delle persone incontrate durante la residenza. Sullo stesso concetto la Agnes ha proposto anche un diario illustrato dei giorni passati in residenza, in cui racconta i 13 giorni di questa esperienza cosentina.
Meno legati alla cultura del territorio, ma con un occhio più focalizzato alla tecnica artistica e ai nuovi mezzi offerti delle tecnologia i disegni di Dario Guccio, l’opera-fumetto di Marco Pio Mucci, le immagini/MEME offerti attraverso istagram da Giulio Alvigini e la video-installazione“(Not yet) Raging Bull - Toro non ancora scatenato” di Danilo Sciorilli.
Ricordiamo che i lavori dei 14 artisti, nei prossimi mesi saranno riproposti in mostra presso il BoCs Museum e successivamente portate nelle case dei cittadini di Cosenza che ne faranno richiesta, creando un museo diffuso anch'esso volto a costituire una connessione tra arte e territorio.