La denuncia di una “madre coraggio” fa luce sullo spaccio nel centro di Cosenza
Tre persone finite in carcere, altre quattro ai domiciliari ed una, infine, sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Sarebbero addirittura una trentina, infatti, gli “episodi” di vendita rilevati dagli investigatori in capo agli indagati di oggi, che in alcuni dei casi da fornitori avrebbero rivestito anche il ruolo di “vittima-assuntore” della droga acquistata dagli altri coinvolti. A due di loro, ed in concorso, gli inquirenti contestano pure il reato di estorsione.
L’indagine ha preso il via grazie ad una “madre coraggio” che, nell’ottobre dell’anno scorso, stanca delle continue minacce e lesioni subite per ottenere denaro per poi acquistare la cocaina, ha deciso di sporgere denuncia contro il figlio, un tossicodipendente ricoverato in “doppia diagnosi” in una casa di cura dell’hinterland.
LE “PIAZZE” NEI QUARTIERI E LO SPACCIO DAI DOMICILIARI
Le investigazioni, durate quasi un anno da allora, si sono sviluppate secondo i consueti canoni ma, in particolare, sono state messe in campo intercettazioni telefoniche ed ambientali, così come pedinamenti e appostamenti che avrebbero permesso di riscontrare l’attività.
Un’indagine complessa per la polizia che ha dovuto svolgere la gran parte dell'operazione in contesti ambientali difficili nei quali operavano quasi tutti gli indagati, ovvero i loro quartieri di residenza che, in alcuni casi erano diventati delle vere e proprie piazze di “spaccio”.
La maggior parte dei coinvolti, infatti, aveva messo in atto un “sistema collaudato”, perlopiù operando direttamente dalle proprie abitazioni, sebbene alcuni di loro fossero ai domiciliari.
Per sottolineare ulteriormente la pericolosità degli indagati, gli investigatori raccontano come uno conservasse delle dosi di cocaina all’interno di un struttura sanitaria in cui un giovane tossicodipendente si trovava, perché sottoposto alla libertà vigilata, e ricoverato in “doppia diagnosi”, ovvero un regime di ricovero per pazienti affetti da disturbi psichiatrici dovuti all’abuso di stupefacenti.
GLI ARRESTATI
L’operazione di oggi - denominata dagli inquirenti "Sette note" - è stata eseguita dagli uomini della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Cosenza, con l’apporto della Squadra Mobile della Questura locale e del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale di Rende. L’ordinanza di applicazione della misura cautelare è stata emessa il 12 ottobre scorso dal Gip presso il Tribunale del capoluogo e su richiesta dalla Procura.
Il blitz ha portato in carcere Dimitri Bruno, 30 anni; sua madre Maria De Rose, 48 e Riccardo Gaglianese, 25. Ai domiciliari sono finiti invece Giuseppe Cristaldi, 37; Marcello Bennardo, 53, e Manuel Esposito, 24. L’obbligo di presentazione è per C.Q., 26 anni. Un'altra persona, che risulta irreperibile, è ricercata.
Come accennavamo il tutto è partito dalla denuncia di una madre che non riusciva più a soddisfare le richieste di denaro del figlio e che veniva minacciata dagli spacciatori ai quali quest’ultimo doveva circa 2000 euro.
“La figura della madre, in questa, come in altre operazioni, ha avuto un ruolo importante", ha detto, nel corso della conferenza stampa seguita agli arresti, il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini.
"Dopo essere stata soggetta a intimidazioni da parte del figlio - ha spiegato ancora - ha avuto il coraggio di denunciarlo, per cercare di fare luce su una situazione che vedeva il giovane vittima nel suo assoggettamento totale alla droga”.
(Ultimo aggiornamento h 12:17)