Operazione “Alba chiara”, i dettagli dell’inchiesta

Reggio Calabria Cronaca
Le foto degli arrestati

Dopo gli ingenti sequestri nel porto della fine del 2009, continua nell'area gioiese l'offensiva della Guardia di Finanza contro il traffico di droga, i cui proventi rappresentano la prima fonte di reddito della 'ndrangheta.

L'operazione di oggi dei finanzieri della Compagnia di Gioia Tauro, ha così permesso di sgominare un'organizzazione dedita al traffico ed allo spaccio di cocaina composta da oltre 38 elementi, dando esecuzione ai provvedimenti emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta dei Sostituti Procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia, Roberto Di Palma, Stefano Musolino e Giuseppe Bontempo, che hanno sviluppato un'indagine iniziata dalla Procura della Repubblica di Palmi.

"Alba chiara", infligge così un duro colpo allo spaccio di droga a Gioia Tauro, ma anche a Crotone e nel catanzarese, gestito da un affiatato gruppo che faceva riferimento ai numerosi appartenenti alla famiglia dei fratelli Antonio (cl. 71) e Damiano Bevilacqua (cl. 86).
Si tratta di un organizzazione che nelle dinamiche criminali di quell'area sta assumendo sempre nuovi spazi, andando progressivamente a sostituirsi a gruppi storici quali quello dei Molè, attualmente in grave difficoltà. L'operazione assume, quindi, grande rilievo proprio perché identifica e rallenta la crescita della nuova manovalanza a disposizione della cosca egemone su Gioia Tauro.
Le investigazioni sviluppate, tra l'inizio del 2007 ed il giugno 2009, sotto la direzione del Comando Provinciale di Reggio Calabria e con il supporto operativo e tecnico dello Scico (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza), vedono, nella fase esecutiva, impegnati 150 militari reggini ed altri 50 appartenenti ai Comandi di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Catania. Sono stati ,inoltre, impiegati un elicottero AB 412 del Gruppo Aeronavale di Messina che ha assicurato la necessaria copertura al personale operante a terra, oltre a numerose unità cinofile.
Il rifornimento dell'ingente attività di spaccio di cocaina, basti pensare che solo nel secondo semestre del 2007 sono state accertate trattative e cessioni di droga per quasi dodici chilogrammi pari ad un valore vicino ai due milioni di euro, avveniva principalmente sul mercato gioiese, ma anche nel catanzarese.
Particolarmente allarmante il contesto sociale in cui il commercio veniva realizzato, all'attività partecipavano interi gruppi familiari, genitori e figli, donne comprese. Tutti i partecipanti all'associazione criminosa non riconoscendo alcun disvalore alle loro azioni, si sono dimostrati pienamente convinti di continuare a trarre il proprio sostentamento e quello dei rispettivi familiari esclusivamente dalla vendita degli stupefacenti, riprendendo imperterriti i loro lucrosi traffici anche immediatamente dopo la remissione in libertà a seguito di periodi di carcerazione.
Peraltro, il tenore di vita degli indagati è risultato ben al di sopra dei redditi dichiarati, quasi sempre pari a zero. Gli associati, infatti, non si facevano mancare ogni sorta di comodità, vetture nuove, vestiti alla moda, monili e cellulari.
Tutto questo è emerso dalle indagini reddituali sui soggetti che sono stati investigati anche con l'ausilio delle indispensabili intercettazioni ambientali e telefoniche.
A complicare il lavoro dei finanzieri il difficile ambito territoriale in cui si sono svolte le attività di polizia giudiziaria, i rioni Monacelli e Ciambra di Gioia Tauro, nonché le maniacali cautele adottate dagli arrestati finalizzate da una parte ad impedire l'identificazione degli interlocutori, attraverso il frequente utilizzo di pseudonimi nelle comunicazioni e di prestanomi per l'intestazione delle utenze telefoniche; dall'altra a non consentire la diretta percezione del significato delle discussioni intercettate, mediante un linguaggio criptico ed allusivo oltreché il costante utilizzo di giri di parole, metafore, similitudini ed espressioni in codice per indicare orari e luoghi di appuntamento.
Lo stupefacente veniva, invece, di volta in volta, appellato come "vino, macchina, macchina grande o piccola, meloni, roba, fifì, assicurazione, cavalli, cavallotti, palazzo di 25 piani, caffè, assegni, sesé, cd, dvd".

I soggetti sottoposti a misure cautelari personali sono:

Albanese Salvatore Cl. 85, Amato Antonio Cl. 68, Amato Romina Cl. 72, Berlingieri Armando Cl. 62, Bevilacqua Antonio Cl. 71, Bevilacqua Carmine Cl. 45, Bevilacqua Cosimo Cl. 63, Bevilacqua Damiano Cl. 86, Bevilacqua Domenico Cl. 68, Bevilacqua Enzo Cl. 74, Bevilacqua Fiore Cl. 72, Bevilacqua Loredana Cl. 77, Bevilacqua Roberto Cl. 76, Bevilacqua Simone Cl. 80, Cedro Rosario Cl. 71, Cedro Roberto Cl. 76, Condello Nicolino Cl. 70, De Certo Giovanni Cl. 69, De Salvo Saverio Cl. 79, Passalacqua Armando Cl. 71, Passalacqua Cosimo Cl. 79, Passalacqua Generoso Cl. 62, Passalacqua Giuseppe Cl. 86, Passalacqua Leonardo Cl. 72, Passalacqua Nicola cl. 62, Trunfio Vincenzo Cl. 65, Vazzana Ferdinando Cl. 82 (in carcere);

Berlingieri Domenico Cl. 69, Bevilacqua Francesco Cl. 69, Bevilacqua Leonardo Cl. 84, De Salvo Paolo Cl. 40 (agli arresti domiciliari);

Giuffrida Andrea Cl. 65, Lanzafame Antonino Cl. 63, (con obbligo di dimora).