San Mazzeo. Inaugurata la scuola dell’infanzia che sorge in uno stabile confiscato alla mafia
È stata inaugurata ieri a San Mazzeo di Conflenti, la scuola dell’Infanzia, trasferita in questi locali dall’edificio di Coscaro. Presenti al taglio del nastro, il sindaco di Conflenti, Serafino Paola, il Vicario della Diocesi, monsignor Castagnaro, la dirigente scolastica, Goffredo, il maresciallo dei carabinieri, Gaspari e altre autorità.
Nel suo saluto, il primo cittadino ha parlato di “evento importante e significativo non solo per la comunità scolastica di San Mazzeo ma più in generale per tutti coloro i quali hanno scelto di percorrere la strada della rettitudine e della tutela del bene comune, considerato l’alto messaggio civico che l’odierno avvenimento implicitamente esprime. Ringrazio monsignor Castagnaro, la dirigente scolastica dottoressa Goffredo per la premurosa attenzione, dimostrata in questi mesi di reggenza, alle spinose problematiche delle scuole di Conflenti; mi sia concesso – ha proseguito l’intervento - ringraziare e rendere omaggio, a nome di tutta la comunità conflentese, all’Arma dei carabinieri per la sua centenaria attività a difesa dei principi della legalità nel nostro territorio, quindi a tutti i militari che prestano servizio nella Caserma di Conflenti ed un saluto ed un ringraziamento particolare al maresciallo Gasperi per la sua presenza in questa particolare e significativa occasione”.
“Un grazie - ha aggiunto il sindaco Paola - anche ai genitori che hanno avuto fiducia, che hanno capito ed apprezzato il senso di un impegno volto a raggiungere condizioni di sempre maggior sicurezza delle strutture in cui i nostri ragazzi svolgono le attività didattiche. Parlavo prima di un momento importante e mi riferivo in particolare a questo trasferimento di sede scolastica che potrebbe apparire un banalissimo trasloco da una struttura all’altra se non ci soffermassimo, pur brevemente, a riflettere su due significativi elementi che invece caratterizzano fortemente l’avvenimento. Il primo elemento di riflessione è legato alla provenienza di questo immobile. Questa struttura denominata “Villa Bunker” fu confiscata alla mafia ed assegnata al Comune di Conflenti qualche decennio fa”.
“C’è un gran parlare che la sconfitta della mafia passa attraverso l’aggressione del suo patrimonio, - ha detto ancora il primo cittadino - ma accanto alla confisca c’è anche un aspetto simbolico da sottolineare: lo Stato non può permettere che il bene confiscato deperisca. Non può passare il messaggio che questo patrimonio ha un valore solo quando è in mano alla criminalità organizzata e quando passa alla proprietà pubblica viene invece lasciato in condizioni di incuria e di degrado. Forse viene abbandonato per mancanza di idee, per incapacità a gestirlo ma questa incapacità può essere fraintesa e, nel senso comune, apparire come paura, come timore dello Stato a far rivivere i beni sottratti in una nuova funzione sociale. Quando, due anni fa ci siamo insediati alla guida dell’Amministrazione comunale, la “Villa Bunker” era in una sconfortante condizione di abbandono”.
“Abbiamo deciso di recuperare questa struttura – racconta Paola - per metterla a disposizione della collettività predisponendo un progetto di “Fattoria Sociale” avente la finalità di promuovere l’integrazione di soggetti con difficoltà psicologiche o a rischio devianza. Il progetto è già stato presentato al Ministero dell’Interno per il suo finanziamento con la misura “Pon legalità 2014-2020”. La prospettiva - ha concluso il sindaco - è quella dell’impegno civico, della solidarietà e della cooperazione come strumento del riutilizzo sociale, della definitiva riappropriazione come collettività della ricchezza accumulata tramite il potere malavitoso”.
“Nelle more dell’avvio dell’idea di “Fattoria Sociale”, si è intanto determinata la necessità di utilizzare, in via temporanea, questa struttura quale sede della Scuola dell’infanzia di San Mazzeo. Ritengo che oggi da San Mazzeo parta un messaggio veramente forte: lo Stato ha vinto confiscando un bene alla malavita e vince una seconda volta perché quel bene lo mette al servizio della formazione culturale delle nuove generazioni”.