Da dieci anni senza contratto, gli anestesisti incrociano le braccia

Calabria Salute

Anche i medici Anestesisti Rianimatori calabresi, come i loro colleghi di tutt’Italia, si asterranno oggi dal lavoro. Uno sciopero indetto per rivendicare il diritto ad ottenere il rinnovo del contratto ormai scaduto da quasi dieci anni.

Una decisione quella di incrociare le braccia che come spiega Domenico Minniti, Consigliere Nazionale Aaroi Emac (l’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani - Emergenza ed Area Critica), che nasce soprattutto per “tutelare il Sistema Sanitario pubblico, definanziato e destinato a breve ad implodere, auspicando condizioni di lavoro che garantiscano la sicurezza delle cure ai cittadini”.

I Medici Anestesisti chiedono uomini e mezzi, che vengano aumentati i posti nelle Scuole di Specializzazione, ampliata la rete formativa, che aumentino le assunzioni.

Il tutto però, viene puntualizzato, deve essere fatto in fretta, “perché – aggiunge Minniti - ci vogliono cinque anni per ottenere una specializzazione, mentre la popolazione di Medici Anestesisti Rianimatori è ormai anziana e si corre il rischio, domani, di non aver un adeguato ricambio generazionale. E, dopodomani, di chiudere le sale operatorie; e di dover emigrare, per un intervento chirurgico, non più dalla Calabria alla Lombardia, ma dall’Italia all’estero”.

Le pretese dei professionisti sanitari sono quelle poi di potenziare il Sistema Sanitario pubblico a “salvaguardia di quella universalità delle cure che è stata il fiore all’occhiello della Sanità italiana”.

Un settore che secondo le associazione è vittima di una “miopia organizzativa dei governi fin qui succedutisi, attuale incluso, o una perversa strategia, rischiano di traghettare verso un modello duale basato su una sanità pubblica di bassa qualità garantita ai più, ed una sanità privata, di livello, accessibile solo a chi potrà permetterselo. Con tanti saluti al Welfare”.

Lo sciopero punta poi a mettere in evidenza altri elementi: “nonostante i quasi dieci anni di commissariamento vissuti tra i tagli lineari ai costi del personale ed i sacrifici via via crescenti e non più tollerabili dagli operatori – afferma ancora Minniti - il disavanzo economico è rimasto immodificato, come peraltro recentemente dichiarato dai Magistrati della Corte dei Conti, gli uomini sono sempre più demotivati, i mezzi sempre più obsoleti, i L.E.A. sempre lontani dall’essere garantiti e la migrazione sanitaria lì, a flusso costante, a certificare la scarsa fiducia ormai riposta dai calabresi verso il proprio sistema sanitario”.

Per il consigliere nazionale, infatti, la migrazione sanitaria “è già di per se un segnale dell’incipiente implementazione di un sistema sanitario duale: chi può permetterselo si cura nelle regioni in cui l’offerta sanitaria è maggiormente appetibile, aggravando ulteriormente il gap con la nostra. Chi non può permetterselo si deve accontentare di ciò che passa il convento”.

“Gli Anestesisti Rianimatori italiani – sbotta ancora Minniti - sono i medici della Sanità Pubblica per antonomasia, sono quelli che lavorano negli ospedali per acuti, nelle rianimazioni e nelle sale operatorie, sulle eliambulanze e nelle camere iperbariche. Laddove c’è un emergenza, c’è un medico Anestesista Rianimatore. E noi pretendiamo di essere messi nelle condizioni migliori per salvare la vita ai cittadini”.

Per far questo cvi vogliono però uomini preparati ed in numero sufficiente e mezzi tecnologicamente avanzati. Ed anche un contratto dignitoso, né più né meno di quello degli altri comparti della Pubblica Amministrazione, fatto soprattutto di regole certe.