Con la mostra di Antonio Saladino torna la scultura al Museo delle Arti
“Reperti contemporanei” due termini apparentemente inconciliabili per dare il titolo ad una mostra “rigorosa e raffinata” in cui cogliere lo scrigno di memorie e suggestioni da “scoperchiare”. Il Museo delle Arti di Catanzaro da sabato pomeriggio ospita la personale di Antonio Saladino, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e dalla Fondazione Rocco Guglielmo, inaugurata con una grande partecipazione e apprezzamento di pubblico.
L’esposizione, curata da Teodolinda Coltellaro propone alla visione oltre 50 opere scultoree in ceramica, impreziosite da patine e inserti policromi, attraverso cui l’artista declina la sua ricerca linguistica in una raffinata narrazione visiva ricca di suggestioni evocative sospese tra arte e archeologia.
“Con la mostra di Saladino non solo ritorna la scultura al Museo MARCA ma continua il percorso di attenzione agli artisti non solo locali ma anche quelli che hanno con il territorio calabrese un legame di affezione – ha spiegato Rocco Guglielmo, direttore artistico del Museo e presidente della Fondazione Rocco Guglielmo -. Alcune sculture di Saladino sono vere e proprio urne, che il pubblico dovrà scoprire potendo interagire, altre sono forme antropomorfe che richiamano il corpo umano senza segni identificative e richiamano il reperto, essi stessi sono degli scrigni, quello del corpo umano è un pretesto per nascondere e offrire alla visione del pubblico istanze dell’artista che ci vuole consegnare”.
Come ha approfonditamente spiegato la curatrice della mostra, Teodolinda Coltellaro i suoi frammenti figurali, i corpi, gli oggetti ceramici si offriranno allo sguardo del fruitore che ne potrà cogliere la struttura formale, la capacità narrante, scoprendo nella loro identità scultorea contemporanea, la loro derivazione segnica che affonda nella densità del tempo storico. Infatti, “quelli di Saladino – ribadisce la curatrice - sono reperti senza cronologia, senza storia che narrano di storia, che declinano antiche seduzioni suggerendone di nuove attraverso la propria unicità di manufatto artistico realizzato nei modi e nei riferimenti linguistici della contemporaneità. Possono definirsi reperti contemporanei con una stratificazione sedimentaria “a venire” che, nella sovrapposizione di elementi segnici significativi, riconducono alle tracce della storia e alla storia della loro genesi creativa, indicando in ciò stesso la loro leggibilità di opera. Essi sono straordinari e ingannevoli nella loro raffinata sintassi scultorea in ceramica. Sono oggetti di un mondo disperso, spesso torsi mutili, personaggi di una narrazione polifonica che, su più piani, raccontano la storia stessa dell’uomo; riemersi dalla profondità del tempo così come sarebbero potuti affiorare dagli strati di uno scavo archeologico. L’artista li ha disseppelliti dalle misteriose profondità del proprio essere, dalle pieghe più riposte del proprio io, dalle modulazioni di se stesso e delle proprie memorie; li ha ripuliti con cura dalle incrostazioni prodotte dal tempo, ne ha recuperato la partitura essenziale, disposto e ridisposto i segni identificativi secondo un ordine nuovo suggerito dal proprio pensiero ispirato, dispiegando per essi un destino diverso, sottraendoli così al comune destino delle cose e affidandoli al tempo e al destino dell’opera d’arte. In questo processo di reificazione, ha dato ad essi identità formale e forza narrante attraverso uno scavo condotto nella loro stessa materia costitutiva densa di richiami al tempo storico, giungendo, nella ricerca di una loro verità più alta e sostanziale, fin alle radici del suo mondo immaginativo. Egli, innescando un processo rigenerativo che ha necessità di forma, ha dato corpo e sostanzialità di opera alla narrazione dell’eterno vagare dello spirito nella ritessitura di momenti essenziali della sua storia, costruendo una contemporaneità frammentata che è memoria di sé e del mondo(…)”.
L’artista, che oltre ad essere un raffinato ceramista è anche grafico e pittore, si è detto “onorato dell’opportunità di esporre al Marca, tra i musei più prestigiosi in tutto il Paese. Un obiettivo importante che arriva dopo anni di lavoro e mi consentirà di far conoscere il mio lavoro ad un vasto pubblico”.
Per l’occasione è stato realizzato un catalogo bilingue (italiano/inglese), edito da Silvana Editoriale per la collana “I Quaderni del Marca”, contenente i testi critici di Teodolinda Coltellaro e Alice Traforti ed un apparato biobibliografico dell’artista.
E sabato prossimo sarà la volta dell’inaugurazione della prima grande antologica dell’artista tedesco Wolfram Ullrich.